La Lettura, 30 giugno 2019
Le incredibili avventure degli insonni
L’incredibile vicenda viene alla luce quando un certo Signor S., un uomo di cinquantatrè anni, si presenta nello studio di un luminare della medicina del sonno, Elio Lugaresi, affermando di ritenere d’essere affetto da qualcosa di più che una comune insonnia. Agitato ma lucidissimo – però inquieto in modo singolare, con movimenti brevi e inconsulti che non sembrano dominati dalla coscienza, e incertezze nell’afferrare gli oggetti – il Signor S. spiega al luminare che non dorme più da mesi, e che di quell’insonnia morirà: ne è assolutamente certo, dal momento che già entrambe le sue sorelle ne sono morte, e in pochi mesi, come per una terrificante maledizione familiare.
Non è un racconto. È l’inizio di una storia vera, ed è il capitolo che dà il titolo al libro I tre fratelli che non dormivano mai (il Saggiatore) del neurologo Giuseppe Plazzi, docente all’Università di Bologna e direttore del Centro per i disturbi del sonno, nonché presidente dell’Associazione italiana di medicina del sonno. Nel libro, Plazzi racconta in tredici capitoli altrettante categorie di «casi clinici» nel corso della sua carriera di specialista delle «parasonnie» (cioè le malattie del sonno) e in quella di altri specialisti (tra cui appunto uno dei suoi maestri, Lugaresi), illustrando di pari passo perché uomini e animali hanno bisogno di dormire. E spiegando quali sono le caratteristiche delle diverse fasi del sonno «normale» e quali le onde cerebrali correlate ai gradi più o meno profondi di addormentamento, ma anche quali apparati del sistema nervoso risultano coinvolti nei diversi disturbi, e con quale incredibile varietà di sintomi – alterazioni comportamentali, sofferenze del corpo e dello spirito, scatti, tic, crolli nervosi e collassi fisici. Si passa dai disturbi comuni e lievi, alle malattie individuate e curabili; alcune patologie però sono ancora in parte sconosciute e purtroppo incurabili, ma per fortuna sono estremamente rare.
Per lo più si tratta di semplici disturbi passeggeri, dovuti a stanchezza e condizioni di stress, tanto che spesso nei capitoli si incontrano frasi come questa: «Sarà capitato a molti di voi». E via con i casi: la paralisi notturna accompagnata da «visioni» e apparizioni di mostri, creature e demoni davanti o sopra al letto, molto più comune di quanto si pensi (lo stesso Plazzi racconta il suo «incubo» ricorrente); il sonnambulismo che fa alzare dal letto e conduce in giro per casa con gli occhi aperti ma in stato di narcosi profonda; i vari casi in cui i pazienti accusano sintomi come le «gambe senza riposo», con scatti e salti prima di dormire e durante il sonno; le apnee notturne, in cui si smette di respirare per qualche secondo. Accanto ai disturbi comuni, Plazzi ne descrive altri che invece sono patologici: l’uomo affetto da sindrome di Pickwick che combina obesità e ipoventilazione; il gigante dall’aspetto solido e ben piantato che crolla come un fuscello perché è affetto, senza saperlo, da narcolessia; il bambino che soffre di un sonnambulismo agitato e incoercibile che maschera in realtà un’epilessia; l’uomo che tiene armi in casa e nel sonno uccide la moglie; e via via crescendo in gravità, fino ad arrivare al caso che dà il titolo al libro, il più complesso di tutti.
Perché il Signor S., quello che non dorme da mesi, nemmeno un’ora per notte, e teme di morire come le sorelle per una tabe familiare, ha purtroppo ragione: quell’insonnia totale, che lo costringe a notti infernali in cui si corica senza pace, urlante, tormentato da immagini, impressioni e visioni di ogni tipo, sfiancato da movimenti inconsulti di braccia e gambe, non è una semplice insonnia comune. Anzi, racconta Plazzi, dopo pochi mesi di quella torturante condizione, il Signor S. segue la sorte delle sorelle e muore: ma nel suo cervello, donato alla scienza, gli studiosi trovano qualcosa che chiarisce di quale malattia sia morto davvero. La sua è la rarissima insonnia fatale familiare, ne sono colpite solo circa trenta famiglie (finora identificate) in tutto il mondo, e a provocarla sono proteine «errate» che causano una degenerazione cerebrale e hanno un nome che suona familiare, i prioni: li ricordiamo come i responsabili dell’encefalopatia spongiforme bovina, ovvero la «mucca pazza», che tra gli umani diventa la fatale malattia di Creutzfeldt-Jakob.