La Stampa, 30 giugno 2019
Biografia di Corrado Rustici
L’uomo che ha inventato con Zucchero il rhythm’n’blues padano tanto amato dal pubblico italiano, che ha lanciato Elisa e ridisegnato i Negramaro, ha deciso di cambiare musica. «Non voglio contribuire al pop che si fa oggi, fake music in cui non mi riconosco e che non ha alcun valore. Mi tiro fuori dalla mischia, non mi appartiene più», spiega Corrado Rustici. E del nuovo album, For the Beauty of this Wicked World, realizzato con il grande chitarrista acustico Peppino D’Agostino, come lui italiano da decenni attivo negli Usa, dice che «non ha alcune velleità commerciali. Non ci importa vendere, non abbiamo cercato una casa discografica importante, non vogliamo confrontarci con quelle logiche».
Le ambizioni ci sono, ma sono solo artistiche: «La nostra musica è transmoderna. Siamo in un’era postmoderna, regna un appiattimento generale, non si approfondisce nulla. Il transmoderno non rifiuta il postmoderno, integra quello che siamo e siamo stati per trasportarlo nel futuro. Chi può fare la musica deve mostrare a chi non può cosa c’è oltre l’orizzonte. Il ruolo dell’artista è quello. Far ascoltare ciò che non si è ancora mai sentito, cioè esattamente l’opposto di ciò che fa oggi la musica pop».
«Suoni, fraseggi, voli che si inseguono, duelli, armonie e melodie nuove mai scontate, corse, salti, guerra di note e note di pace»: così Zucchero racconta For the Beauty of this Wicked World, otto brani di cui solo due cantati, con testi che hanno a che fare con la ricerca della bellezza in un mondo sempre più crudele e divisivo, concetto espresso dal titolo dell’album e anche dalla copertina, una foto di due piedi che calzano sandali ricavati da bottiglie di plastica. Napoletano per nascita, chitarrista per formazione, 62enne, Rustici vive da quasi 40 anni in California, dove è stato per tanto tempo il più prezioso avamposto della musica italiana sulla frontiera del pop: «Me ne sono andato dall’Italia a 19 anni perché volevo confrontarmi con i mostri sacri. A Londra feci amicizia con Phil Collins, anche grazie a lui fondai un gruppo che fece successo in America e mi trasferii qui. Ebbi la fortuna di suonare per due, tre anni con Whitney Houston, Aretha Franklin, George Benson, Herbie Hancock. Imparai tantissimo e quando mi si presentò l’occasione di lavorare con Zucchero, che conobbi attraverso un amico, applicai la mia visione alla sua musica. Lui aveva queste velleità "nere", rhythm’n’blues, io avevo lavorato con quei grandi: nacque un sound di cui sono orgogliosissimo, una musica popolare che si sposava con produzioni mai fatte prima in Italia. Rispetto, Blue’s, Oro incenso e birra soprattutto… Raramente ascolto ciò che ho fatto, ma per Oro incenso e birra, uscito proprio 30 anni fa, faccio un’eccezione: suona ancora attualissimo».
Rustici ha ripreso in mano la chitarra per Il Cervello, il gruppo prog con cui aveva iniziato adolescente: «Abbiamo suonato in Giappone, il primo live in 44 anni, e potremmo replicare a dicembre, in coppia con gli Osanna. Ci divertiamo moltissimo». Di tornare a vivere in Italia, però, non se ne parla: «L’ho fatto nel 2003 per collaborare con Caterina Caselli, una delle persone con più passione, intuito e orecchio che abbia conosciuto nell’industria discografica. Ho resistito tre anni: l’esperienza è stata positiva, I’Italia è bellissima, perfetta per le vacanze, ma lavorarci è impossibile per chi ha vissuto fuori dal Paese per due terzi della sua vita. Però sto pensando di trasferirmi in Europa, probabilmente a Berlino: mi ricorda la California di vent’anni fa, c’è un grande fermento artistico e tecnologico in cui mi piacerebbe tirar su i miei figli. Ho viaggiato troppo per sentirmi italiano, americano o europeo, ho visto troppe cose in comune e troppa diversità nell’umanità per associarmi a una sola tribù. Però mi sento più vicino all’idea di tolleranza e democrazia che vedo in buona parte d’Europa. Credo che gli Stati Uniti si stiano avviando a una guerra civile dovuta a tensioni mai risolte che erano state occultate finora dalla buona volontà di molti».