La Stampa, 30 giugno 2019
In Russia il falso spumante è in lattina
Non solo in bottiglia. L’ultima frontiera degli agro-pirati che in Russia hanno deciso di sfruttare la passione di per l’Asti Spumante Docg - nel 2018 sono state vendute più di 10 milioni ad un prezzo variabile tra i 10 e i 15 euro - è di venderlo in lattina a prezzi stracciati, meno di tre euro. Per il Consorzio di Tutela dell’Asti Docg il mercato russo è il primo per volumi ed è considerato strategico così il direttore, Giorgio Bosticco, accompagnato da un rappresentante dell’Ispettorato centrale per la repressione delle frodi, è volato a Mosca per incontrare un gruppo di funzionari de ministero dell’agricoltura e del servizio federale doganale russo. «Abbiamo scoperto - spiega Bosticco - che le lattine Belbosco, Asti Colletion, erano venduti in alcune catene delle grande distribuzione a volte anche in bottiglia. Attraverso i dati della Nielsen siamo riusciti ad accertare che quei pezzi hanno permesso di incassare a chi ha deciso di utilizzare il falso spumante circa un milione di euro. Da qui la scelta di intervenire per tutelare la nostra denominazione e cercare di bloccarne la vendita».
Secondo Bosticco «l’iniziativa rappresenta il primo passo per la realizzazione di un protocollo condiviso tra le parti, che nel sancire i tratti fondamentali dell’Asti aiuti i funzionari russi nella loro opera di contrasto al prodotto contraffatto, ovunque imbottigliato». Per facilitare l’attività degli uffici doganali il Consorzio tradurrà il lingua russa il disciplinare di produzione dell’Asti Docg. «Abbiamo anche individuato alcune discriminanti utili: confezionamento obbligatorio in vetro, le diciture indispensabili in etichetta e la presenza obbligatoria della fascetta ministeriale sul collo della bottiglia. La vera carta d’identità che permette ». L’Asti Docg è registrato presso il competente ufficio nazionale e i funzionari del ministero hanno «garantito la massima «attenzione anche per tutelare i loro consumatori». Nelle prossime settimane dovrebbe poi diventare realtà «la creazione di un codice nomenclatura unico per le dogane che permetta al Consorzio di tutelare tutto l’Asti Docg, partita che ora era in mano alle singole aziende».
Nel corso degli anni l’attività di verifica del Consorzio ha permesso di accertare che una parte del prodotto contraffatto proviene dai paesi limitrofi in particolare dall’Ucraina. «Abbiamo accertato la vendita di almeno tre milioni di falsi Asti Spumante a 2 euro e 70 centesimi ma in questo caso non esistono accordi bilaterali».