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 2019  giugno 29 Sabato calendario

I social network banditi per il Palio di Siena

Alla larga dai social. Almeno nel giorno del Palio di Siena. «La dimensione ideale del Palio è il rione, la piazza, la condivisione reale di fatti ed emozioni». Alla vigilia della corsa delle contrade, in programma il 2 luglio in piazza del Campo, i presidenti dei 17 quartieri in gara hanno diffuso un vademecum con regole ben precise per tutelare il Palio dalle insidie dei social network. Più sentimenti di piazza, meno condivisioni sul web.C’è chi ha inviato una mail a tutti i contradaioli, chi ha lanciato un appello alle assemblee del popolo, chi ha emanato disposizioni tramite i gruppi che organizzano i giovani. Metodi diversi, stessa finalità: codificare alcune regole per l’uso corretto dei social durante il Palio. E conservare sentimenti autentici come l’amore per i propri colori e la rivalità nei confronti delle contrade avversarie a discapito della digitalizzazione. «Mezzi come Facebook, WhatsApp, Instagram e le altre applicazioni digitali possono aiutarci a vivere la contrada anche a distanza durante il resto dell’anno, ma nei giorni della festa non possono sostituirsi a parole, sguardi e vicinanza fisica», ha spiegato il priore della Torre, Pier Luigi Millozzi.
Della correlazione tra Palio e social network ha parlato anche il docente di storia dell’Università di Siena, Duccio Balestracci, che sul tema ha dedicato un capitolo del libro Il Palio di Siena, una festa italiana, uscito in questi giorni per Editori Laterza. «Ci sono casi nei quali non si dev’essere moderni», ha detto Balestracci al Corriere fiorentino. «E il primo caso è proprio quello dell’uso dei social network nei giorni di Palio».
«Quegli strumenti che, nella vita contradaiola quotidiana, servono a costruire uno spazio cibernetico e a garantire per chi, ed è la stragrande maggioranza dei contradaioli, non vive nel rione la continuazione del senso di appartenenza e comunanza, in una sorta di vicinia medievale 2.0. Nei quattro giorni clou della festa i social devono essere usati in modo intelligente. Utilizzarli per testificare e immettere in rete i comportamenti dell’avversario o per offendere non è da ganzi, ma da imbecilli. Che non hanno capito un accidenti di che cosa sia la cultura vera e antica di questa nostra festa».
La questione, a Siena, è all’ordine del giorno. Tanto che lo scorso giovedì, al complesso museale di Santa Maria della Scala, si è tenuto un incontro dal titolo Comunicare il Palio, dalle origini ai social. Al convegno, insieme con Balestracci, ha partecipato il docente di giornalismo e nuovi media dell’ateneo senese, Maurizio Boldrini. «Il Palio, come tutte le cose che accadono nel mondo, non può stare lontano dai media tradizionali e da quelli digitali», ha sottolineato. «La cultura contradaiola ha sempre dimostrato capacità di adattamento all’evoluzione dei media. Solo che questi tempi sono lunghi e nel frattempo ben vengano le iniziative autonome delle contrade che, coscienti della potenza dell’arena digitale, puntino a educare a un uso consapevole dei social, soprattutto nei giorni del Palio».