Il Messaggero, 30 giugno 2019
Autonomia no, dice Carla Ruocco
Carla Ruocco, presidente della Commissione Finanze della Camera, sull’Autonomia i dubbi del M5S sembrano venir meno davanti alla tenuta del governo: è così?
«Credo che prima del governo venga l’unità del Paese, lo sforzo per non creare l’Autonomia dei ricchi a discapito del Sud».
I tecnici di Palazzo Chigi hanno smontato però le bozze del ministro Stefani: crede che sia possibile trovare un’intesa razionale in tempi veloci?
«Finora stiamo parlando solo di bozze che il parlamento non ha visionato. I dubbi sono molti. A partire dalle materie. Se si fa una devoluzione omnibus di tutte le materie che la Costituzione mette a disposizione qualche dubbio sorge».
E qual è?
«Il motivo che spinge soprattutto Veneto e Lombardia è finanziario: dunque va da sé che l’operazione non possa essere a costo zero».
Il problema è il calcolo dei costi standard.
«Se uno vuole costruire il secondo piano di un edificio, prima ci devono essere il primo piano e le fondamenta. Mi spiego: il federalismo fiscale finora è calcolato sul costo storico, questo significa che si è arrivati a una pesante distorsione. Se un Comune ha speso meno avrà meno risorse, se un Comune ha speso di più, pur facendo deficit, si vedrà assegnare più risorse. Questo non va bene».
Tutto ruota anche intorno al surplus fiscale.
«Esatto. A fronte del 34% della popolazione il Sud riceve il 28% della torta complessiva delle risorse centrali e il centro Nord per compensazione riceve di più. Ci sono premesse di fondo sbagliate. Bisogna dunque chiarire alcuni aspetti ai nastri di partenza. I calcoli sono sbagliati. Il Sud riceve da questa discrepanza 61 miliardi di euro in meno all’anno».
Per questo vuole promuovere un’indagine conoscitiva?
«Sì, sarà l’occasione in commissione Finanze per chiamare in audizione pezzi di Stato e tecnici a partire dalla Ragioneria. Anche lo stesso ministro Tria ha affermato che questa Autonomia non sarà a costo zero».
Le trattative del governo si dovrebbero interrompere in attesa degli esiti di questa indagine?
«No, il parlamento deve fare il suo lavoro. Il governo può fare tutte le intese che vuole, ma il parlamento deve essere protagonista: servono numeri chiari».
Si ritorna sempre lì. Il M5S pur di non rompere con Matteo Salvini rischia di danneggiare il Sud?
«Questo rischio non ci sarà, ma al momento il progetto in ballo è inadeguato. Se lo schema che uscirà dal consiglio dei ministri sarà fedele e leale il M5S potrà andare avanti, altrimenti si porrà il problema. Prima vengono i cittadini, poi gli equilibri politici».
Diranno che lei rema contro. «No, non voglio essere sfascista: si troveranno punti di contatto, purché non ci siano ragionamenti superficiali».
Si sta appellando a Di Maio, in quanto uomo del Sud?
«Nessun appello: non ce n’è bisogno».
Per Salvini vi state nascondendo dietro i burocrati.
«Io ragiono sui numeri, non penso agli slogan. Se il progetto implica la rovina dell’Italia da Sud a Nord, senza riferimenti numerici reali, posso dire quello che vogliono».
Cambiamo argomento: ha rilievi per dire che la procedura d’infrazione sarà scongiurata?
«Il premier Conte e il ministro Tria stanno conducendo ottime trattative: confido in un esito positivo».
È realizzabile in questo contesto la Flat tax?
«Abbassare la pressione fiscale è importante. Ma il fisco è un mezzo, non un fine. Se vuoi un Paese fatto in un certo modo servono alla base scelte strategiche, prima definisci le scelte, poi adegui la leva».
L’ha colpita l’addio di Paola Nugnes dal M5S?
«La conosco da 12 anni, non entro nella dialettica, ma non va demonizzata come vedo in queste ore: Paola ha portato avanti tante battaglie».
S. Can.