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 2019  giugno 30 Domenica calendario

A Termoli non si nasce più

TERMOLI – Mica facile, nascer molisani. Tra la vetta del Meta e la valle del Fortore erano rimasti tre Punti nascita, ora uno sbuffo di penna sul decreto del Commissario ad acta e via, meno uno. Da domani a Termoli non si nasce più, e il povero Dumbo sta lì gigantesco ad arrotolare inutilmente la proboscide, senza bimbi da far sorridere dietro la porta del Nido. «Ma lo sa lei che ormai in tutto il Molise non esiste più un solo primario di ostetricia e ginecologia? Sono tutti “facente funzione"», s’indigna un ginecologo tra le stanze, già belle vuote, al secondo piano dell’ospedale San Timoteo. «Non sai nemmeno con chi prendertela. La politica non sa programmare, e fa amministrare la sanità da amici incompetenti». Vuoi partorire a Termoli? Vai a Vasto, il Punto nascita più vicino. Sono trenta chilometri, cambi regione. Per tutta la vita a tuo figlio chiederanno: nato a? Vasto. Ah, abruzzese. No, molisano, ma vagliela a spiegare la storia del commissario ad acta che ha detto stop. Carta canta: quella di identità canterà abruzzese. Non che non ci sia un solido perché, dietro la serrata. Nella sala nascite del San Timoteo l’anno scorso son venuti al mondo 353 bambini, e quest’anno va peggio. Meno di un neonato al dì. Quando un reparto va sotto la soglia minima – che per le nascite è di mille l’anno, con deroga a 500 in situazioni complesse – gli standard di sicurezza calano troppo, l’esperienza non matura e l’investimento diventa insostenibile. Nel Molise l’unico Punto nascita sopra soglia è Campobasso, a più di 70 chilometri di statale dalle spiagge di Termoli. Isernia ce l’ha fatta con fatica e con deroga: ha superato d’un soffio i 500 parti. «Certo che è giusto chiudere se si fan poche nascite – dice un ginecologo del San Timoteo – ma sa perché succede? Perché la politica da dieci anni non assume un ginecologo al posto di chi va in pensione. Siamo rimasti in tre e mezzo, qui. E secondo lei una donna dove va a partorire, se non dal ginecologo di fiducia?». Tre ginecologi e mezzo, dice. Uno fa orario ridotto; un altro l’hanno mandato da Campobasso: «Mi hanno spedito con ordine di servizio e con un bell’ombrellone, non le dico dove», sorride pensando al Cipputi d’Altan. «Una volta qui ne facevamo nascere più di mille – racconta un’ostetrica – poi è arrivata la crisi delle nascite, e i politici hanno distrutto la sanità molisana». Tra i colori pastello del reparto in disarmo un capannello di medici, ostetriche e infermiere deglutisce amaro: «Ti ricordi quando c’era Dell’Omo primario di oculistica a Larino, e venivano a operarsi da mezza Italia?». «Beh ma pure Sabetta, qui a ortopedia...». «Già, poi sono arrivati i “facenti funzione” e i politici fanno quello che vogliono». «Lo sa che il nostro direttore amministrativo era un carabiniere fino all’anno scorso? Come può gestire gli ospedali?». «Ora si fregano le mani, là a Vasto. Per attirare le mamme dicono che fanno il parto in acqua... mica vero, è folklore», allarga le braccia un ginecologo. Era un pezzo che spifferava quest’aria gelida di chiusura, e le mamme mica l’han buttato giù in silenzio, il rospo. «Chiamavano in reparto, preoccupate. Molte se ne sono andate, la chiusura era nell’aria e se sei incinta non rischi». Adesso è arrivata la mazzata finale del Commissario Angelo Giustini. Al San Timoteo continueranno a essere garantite le urgenze: «Sulla base della situazione clinica, al pronto soccorso assicureranno il trasferimento assistito verso il punto nascita appropriato», avverte una nota. Ma domattina in piazza ci saranno decine di mamme infuriate a chiedere che la politica ci ripensi. Si sono date appuntamento su Facebook, nel gruppo” Voglio nascere a Termoli “. Ha 2.500 iscritte. «Chiediamo che il Punto nascite resti aperto – dice l’organizzatrice, Cinzia Ferrante, 35 anni – perché i burocrati che lavorano coi numeri non possono toglierci il diritto di far nascere qui nostro figlio, Così il Molise sparisce, Che schifo, lo stanno smantellando un po’ alla volta. Tanti medici se ne sono andati; altri ospedali offrono cose che noi non abbiamo: il parto in acqua, il parto indolore...». Alla loro protesta si è unito, ieri, il governatore Donato Toma. Ha scritto ai ministri di Salute ed Economia. «Eh, meglio tardi che mai – dice uno dei sanitari – ma io preparo le valigie».