Libero, 29 giugno 2019
Per i giovani il sesso non esiste senza cellulare
Un tempo, per verificare la virilità di un maschio italico, si tentava di scoprire quante volte lo facesse in una settimana o in un giorno. Le risposte erano spesso di molto esagerate dal diretto interessato, così da far intendere che la capacità e la resistenza, in ambito sessuale, fossero ai massimi livelli. Mai nessuno che abbia chiesto la stessa cosa a una donna, come se la sfera dei rapporti intimi fosse detenuta unicamente dal mondo maschile. Fino a qualche decennio fa alle donne era chiesta, al massimo, la cosiddetta “prova d’amore”. Avrebbero dovuto chiamarla “Me la dai o no”? Ma forse suonava male. Col passare del tempo, e Internet, anche la sessualità è cambiata. L’avvento di siti porno ha permesso di sviluppare oltremodo l’autoerotismo, che provoca – in molti casi – l’abbattimento di un importante neurotrasmettitore, la dopamina, che cala di pari passo alla visione, sempre più estrema, di video pornografici. L’abitudine a questo tipo di erotismo virtuale, non solo ha causato una modifica per ciò che riguarda la naturale predisposizione umana a eccitarsi alla visione di un bel corpo, ma via chat – ha provocato un ennesimo scollamento dalla vita reale, spostando tutte le azioni fisiche sullo schermo dei cellulari, rapporti intimi compresi. due parole in una Ecco quindi arrivare il Sexting, termine coniato dalla crasi tra le parole sex e texting, e che rappresenta i rapporti intimi virtuali vissuti attraverso lo scambio di frasi, fotografie e video molto spinti principalmente attraverso l’uso di chat immediate come WhatsApp. Il fenomeno non riguarda soltanto gli adulti. Ora, infatti, ci troviamo di fronte a una vera e propria emergenza: i giovani, anche minori, la cui età del primo rapporto sessuale – secondo un recente studio commissionato dal Ministero della Salute sul tema della fertilità – si è abbassata addirittura a livello pre-adolescenziale. Sono molti i casi di ragazzine e ragazzini che consumano il primo amplesso a 12 anni, anche se la media si attesta intorno ai 16 anni. Un tempo la scoperta della sessualità avveniva attraverso il passaparola, e poi “sul campo”. Oggi l’accesso al web consente a tutti, adolescenti in primis, di poter anche visionare materiale che funge come una sorta di nave scuola della sessualità. Non basta, e qui arriva il punto cruciale: l’utilizzo delle chat ha di fatto modificato le azioni del sesso, tramutandole in una parodia dei peggiori film pornografici, con tutti i rischi del caso. “Mandami una foto delle tette” può apparire quasi una richiesta innocente, in special modo a 14 anni o anche meno. Magari le richieste si fermassero a questo. Una ricerca condotta da Pepita Onlus nel 2016 – una cooperativa milanese che sviluppa attività di formazione e interventi educativi – attraverso il coinvolgimento di 2800 studenti lombardi che hanno accettato di rispondere a un sondaggio, ha fatto emergere come, 2 ragazzi su 5 nella fascia di età tra gli 11 e i 14 anni, abbiano fatto almeno un’esperienza di sesso virtuale. Un altro dato interessante su cui riflettere: il 73% degli adolescenti che hanno partecipato allo studio, hanno ammesso di aver ricevuto, senza volerlo, in chat, video e fotografie con contenuti di sesso esplicito. A parte il problema del precoce accesso alla sessualità, che permette ai giovanissimi di oggi di dar lezioni a noi adulti per quanto riguarda le pratiche sessuali, ma non sono informati sul tema della prevenzione delle nascite. Manca un programma d istruzione in tal senso, e i casi di bambine che pagano le conseguenze dell’ignoranza, e della mancanza di attenzione su questo tema, sono enormi. immagini e video C’è però un aspetto aberrante, e non se ne parla abbastanza: i rischi legati alla trasmissione di fotografie e video attraverso le chat, che spesso si trasformano in azioni di cyberbullismo. Basta un attimo, ed ecco che le immagini intime vengono diffuse in rete, e il minore entra in un vortice senza alcuna via di uscita. La Regione Lombardia, da sempre attenta a questi temi, già da anni cerca di prevenire i danni di tutto questo attraverso campagne d’informazione, indagini e progetti. Il direttore della Casa Pediatrica Fatebenefratelli Sacco, Luca Bernardo, non ha mai avuto dubbi: la parola d’ordine è «prevenzione e informazione». Ed è necessario, anche, formare gli insegnanti e le famiglie, su come comprendere fin dai primi segnali se un adolescente è vittima di bullismo virtuale e se pratica sexting. Un elemento tra tutti: solitamente, uno dei primi segnali da notare, è rappresentato dall’isolamento dell’adolescente. Inoltre, sempre in Lombardia, è stata approvata una legge regionale che ha l’obiettivo di contrastare, e di monitorare, i fenomeni di molestie sessuali all’interno di chat e siti web. Ci troviamo di fronte a una vera emergenza, anche educativa. Non si può attendere l’ennesimo gesto estremo di un adolescente vittima di revenge porn, per fare qualcosa. È dello scorso marzo la notizia di una ragazzina di Lodi di appena 13 anni che si è tolta la vita perché, dopo aver inviato alcune foto hot via chat, riceveva ricatti e minacce. Il controllo da parte dei genitori, evidentemente, è superficiale, e questo contribuisce ad alimentare quello che è ormai divenuto un settore parallelo alla pornografia. Ai rischi legati allo sviluppo armonico dell’individuo, anche in ambito sessuale, vi sono quelli legati alla sicurezza. È necessario agire a livello nazionale e subito.