Corriere della Sera, 29 giugno 2019
Il montepremi del Superenalotto più alto di sempre
«Il calcolo di probabilità di una vincita è direttamente correlato e influenzato dalla sua incertezza» dice l’esperto. Poi avverte: «Più so di non poter vincere più gioco». Antonio Cerasa, professore di neuroscienze del Cnr, sintetizza così il motivo per cui milioni di italiani giocano al SuperEnalotto pur sapendo di avere una possibilità su 622 milioni di vincere. Può sembrare paradossale. Fatto sta che per l’ esercito di giocatori oggi è il grande giorno, pur avendo quasi zero possibilità di trionfare: va in scena l’estrazione più ricca della storia del SuperEnalotto. In palio ci sono 178 milioni e 100 mila euro, al momento il premio più alto nel mondo per una lotteria.
Il matematico Roberto Natalini, direttore dell’Istituto applicazioni del calcolo del Cnr, sorride: «Ci sono più probabilità che una persona venga rapinata nella tabaccheria dove sta giocando al SuperEnalotto che avere la fortuna di veder estratti i suoi sei numeri». Allora perché si gioca? «Perché un individuo è biologicamente portato a rischiare», risponde secco Cerasa che studia gli algoritmi che servono a costruire modelli allo scopo di prevedere la vulnerabilità di un individuo a giocare d’azzardo. «C’è un nucleo nel nostro cervello, l’accumbens, che si mette in moto ogni volta che si prova un piacere. Quest’area però presenta un comportamento stranissimo perché si attiva molto più durante l’attesa (del piacere) che non nel momento della sua realizzazione».
Gli individui secondo il neuroscienziato sarebbero attratti dall’intravedere un beneficio. E l’eccitazione deriverebbe dall’attesa. «Maggiore è l’incertezza e maggiore sarà la mia attività. Per questo gioco di più se si supera il jackpot di 100 milioni».
Per spiegare la febbre da gioco, alla versione biologica di Cerasa si può aggiungere la visione «fai da te» del calcolo probabilistico del giocatore argomentata dal matematico Natalini: «Una su 622 milioni è una probabilità che resta immutata. C’è ad esempio chi pensa di avere meno chance puntando su una serie come 1, 2, 3, 4, 5, 6. Non è così: le probabilità che esca è uguale a quella di, poniamo, 3, 25, 47, e così via. Resta sempre una su 622 milioni». Molte delle teorie fai da te, racconta il matematico, sono basate sulle letture dei tanti opuscoli che si vendono in giro e che puntano sui numeri ritardatari. «Altra illusione. Non è assolutamente vero che sia meglio inserire un certo numero nella serie solo perché non esce da molto». Ad ogni estrazione si parte da zero. «Se lancio una monetina e nove volte esce croce, alla decima la probabilità che esca testa o croce è a metà. Non è quindi più facile che esca testa» aggiunge Natalini. «In Bulgaria di recente ha vinto la stessa combinazione nel giro di poche settimane. Dietro i numeri del SuperEnalotto spesso c’è l’illusione di poter controllare le probabilità».