il Fatto Quotidiano, 29 giugno 2019
Carola Antigone è nel torto ma ha ragione
L o scontro sulla Sea Watch fra Matteo Salvini, ministro dell’Interno, che rappresenta la legge italiana, e la “capitana” Carola Rackete, comandante della nave, riproduce l’antico dramma greco rappresentato da Sofocle in Antigone. Il fratello di Antigone, Polinice, dichiarato “nemico della patria”, non può essere sepolto, per le leggi di Tebe, rappresentate dal re Creonte, e il suo cadavere lasciato ai vermi e ai corvi. Antigone, che ho visto interpretata magistralmente da Elisabetta Pozzi al Teatro Fraschini di Pavia, mossa da pietas seppellisce ugualmente il fratello in segreto. Scoperta da Creonte, che deve far rispettare la legge (dura lex, sed lex come dicevano i latini), sarà di fatto costretta al suicidio. Non c’è dubbio quindi che Salvini, come Creonte, dal punto di vista della legge abbia ragione e Carola Rackete, come Antigone, torto. Ma nel confronto e nel raffronto umano fra la “capitana” e il “capitano”, come viene chiamato enfaticamente e arbitrariamente Salvini, è quest’ultimo a uscirne in pezzi. Gran bella ragazza, Carola Rackete si laurea giovanissima in Scienze nautiche, prende un master all’Università inglese di Edge Hill, diventa secondo ufficiale su alcune navi che si occupano di temi ambientali per approdare nel 2016 al comando della Sea Watch. Sia detta di passata: oltre a quella materna, il tedesco, parla quattro lingue, inglese, francese, spagnolo e russo. Dubito molto che una ragazza (oggi ha 31 anni) con queste credenziali percorra i mari per fare “il trafficante di uomini”. Altro è il suo sentimento. Matteo Salvini, che non può essere considerato un adone, anzi a vederlo fa un poco ribrezzo, per usare una volta tanto un mantra berlusconiano, non ha mai fatto una sola ora di lavoro serio, in vita sua e non è nemmeno riuscito a laurearsi. Non ho contezza in quali lingue sia in grado di parlare, certamente non l’italiano. È un politico di professione più adatto alle parole, tonitruanti, che all’azione. È forte con i deboli, i migranti, debole con i forti e va a strisciare, umiliando la nazione italiana che in ogni momento afferma di rappresentare, ai piedi di Donald Trump, che i coglioni ce li ha davvero ed è il nemico numero uno dell’Europa e quindi anche dell’Italia. Nonostante le sue pose scultoree ha l’aria d’esser un vile. Carola Rackete di coraggio, morale e fisico (in fondo su quella nave di dannati ci sta anche lei condividendone le sofferenze), ne ha da vendere: violando le acque territoriali italiane rischia grosso, l’arresto, la carcerazione e una condanna per “favoreggiamento di immigrazione clandestina”. Ha anche provato, con una certa sfrontatezza, a entrare nel porto di Lampedusa ma è stata fermata dalle navi della Guardia di finanza. INSOMMA Carola Rackete è Antigone, Matteo Salvini, nobilitandolo parecchio, Creonte che nel prosieguo della tragedia greca finirà molto male, cosa che potrebbe capitare anche all’improvvisato “capitano”, come accadde a un altro Matteo, Renzi, se continuerà a fare il fenomeno anche in materie che, a differenza della difesa dei confini nostrani, non lo riguardano affatto. Insomma, almeno ai nostri occhi, Matteo Salvini pur avendo ragione ha torto e Carola Rackete pur avendo torto ha ragione.