Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  giugno 29 Sabato calendario

Biografia di Zoë Kravitz

Immaginate un padre che passa a prendere la figlia a scuola a bordo di una coupé sportiva. La canotta strappata, i capezzoli al vento. Mettete una madre in fissa con Tutti insieme appassionatamente che mentre cerca parcheggio inchioda e si mette a cantare Le colline sono vive. Vi presento la famiglia Kravitz». Zoë ha appena compiuto trent’anni, quando la incontriamo in un hotel di Los Angeles è a un passo dal salto. Il salto nel vuoto. «Sono orgogliosamente una Kravitz, lo sono sempre stata. Prima sbagliavo prospettiva: il mio motto è “uniti, possiamo cambiare il mondo”, adesso ho capito che se non comincio io, qui nessuno muove un dito». Figlia della rockstar Lenny Kravitz e dell’attrice Lisa Bonet, «californiana doc, dai rasta fino alla punta dei piedi», una cinquantina di tatuaggi sparsi sul corpo (indica il polpaccio: «Le ossa incrociate sono le più amate»), mix di sangue afro ed ebreo-aschenazita. Con una mano aggiusta la t-shirt color rosa, gli occhiali neri si perdono tra i capelli. Attrice, modella, musicista. Il motivo che dà il la all’incontro è Bonnie, istruttrice di yoga, madre, neo-moglie dell’ex di una delle Monterey Five, le cinque donne protagoniste di Big Little Lies. La seconda stagione va in onda ogni martedì su Sky Atlantic ed è disponibile su Sky On Demand e in streaming su NOW TV. «Bonnie è un personaggio che sto imparando a conoscere, come tutti voi a casa» racconta. «Non avevo letto il romanzo di Liane Moriarty. È stato solo quando, due anni fa, il regista Jean-Marc Vallée mi ha voluta incontrare, che ho scoperto una storia di sorellanza come non se ne erano mai viste. Un successo inaspettato: Reese Witherspoon e Nicole Kidman, oltre a metterci la faccia hanno investito produttivamente. Per Shailene Woodley e Laura Dern, impegnate nella protesta insieme ai Sioux per il progetto di un oleodotto, tutto sembra un sogno». In mezzo ai segreti di Big Little Lies torna a scorrere la musica. Anche stavolta Zoë, esperta di R&B e electropop, grazie al suo duo Lolawolf in tour con Miley Cyrus, ha fatto da consulente: «Da qualche parte, in sala montaggio, Hbo dovrebbe avere una versione estesa di me che canto Don’t di Elvis… Ho cominciato a esibirmi a sedici anni, mi sono buttata insieme ai Roots, TV on the Radio e The Black Keys, senza saper suonare la chitarra come papà. Io e i miei musicisti viviamo on the road, ci nutriamo del g-funk di Shade Sheist e siamo tutti vegani». Ha preso parte al video musicale di Jay-Z, I Know, e alla clip di We are the Ones ideata da Will.i.am durante la campagna elettorale di Obama. «Impersonando Leta Lestrange nella saga di J. K. Rowling Animali fantastici mi sento autorizzata a dire che farei uso della magia per contribuire all’accusa di impeachment di Trump», sorride (alla collega Janelle Monae ha rivelato di voler buttare il presidente giù da un dirupo, se solo fosse legale). E la sua privacy? «Già è difficile essere figlia d’arte, se aggiungiamo figliastra di Jason Momoa che con mia madre ha due figli, potete capire quanto resti abbottonata». Silenzio stampa, quindi, sulla relazione con l’attore Karl Glusman ( Love) che si sarebbe da poco trasformata in matrimonio (una cerimonia civile in famiglia). «Con lui posso essere me stessa, fino al punto da chiedergli di travestirci come la coppia di fattoni in Fight Club, lo scorso Halloween. Ho pubblicato una foto su Instagram». Sul potere dei social dice: «Sono una specie di Grande Fratello, un test a cui tutti stiamo partecipando. Provo compassione per gli adolescenti: io non avrei retto. Ogni giorno, sui social, devi scegliere chi sei. È sano dare in mano una app alle celebrità? Non si sa nulla della vita privata di Meryl Streep, per esempio. Ed ora che con Big Little Lies ci lavoro, confermo: grande donna, grande stima. Non riesco a chiamarla Meryl, la chiamo Merylstreep tutto d’un fiato». Con Hulu, Zoë sta per adattare Altà fedeltà dal romanzo di Nick Hornby; nel film (del 2000) sua madre Lisa aveva la parte di Marie DeSalle. «È stata la prima a beccarmi con uno spinello; mi ha guardato e mi ha detto: ragazzina, ora possiamo fumare insieme. Quando era incinta, Rolling Stone le ha dedicato un nudo in copertina. Trent’anni dopo ho posato esattamente come lei per dirle che l’amo. Papà si sente trascurato: cerca ancora di darmi la sua chitarra in mano. Il mio atto di ribellione, come figlia, immagino sia non saper suonare». Farà spazio almeno all’attivismo? «Come donna ebrea e nera, ne ho di battaglie di fronte a me. Sono sempre stata l’unica black in tutte le scuole private in cui mi mandavano. Le donne, in genere, devono lavorare il doppio per dimostrare di essere al pari degli uomini. A una donna si fa presto a dare della stronza, se è stanca o arrabbiata; agli uomini non si rimprovera nulla, mai. La società ci obbliga alla competizione perché sappiamo che non ci sono abbastanza posti. Farsi la guerra è triste». Meglio un matrimonio segreto? «L’amore è una cosa delicata. Sono passata da una frequentazione con Prince a un tizio che, al posto di uscire con me, preferì darmi in affido un esemplare di tartaruga gigante africana, considerata estinta da un secolo. Quando mi dicono “Zoë, non lamentarti. Sei perfetta così come sei”, io rispondo: Fanculo anche a te».