ItaliaOggi, 28 giugno 2019
Periscopio
Al bivio intricato occorre l’abbrivio sagace. Dino Basili. Uffa news.L’intellettuale precisa: «Ma il cocktail molto dry, mi raccomando». Eugenio Montale. Corsera, 1951.
La poesia di Coppi era la solitudine. O meglio, il lato positivo della solitudine. Come per Pantani, che diceva: «Il momento più bello per me non è quando vinco, ma quando li ho staccati tutti». Gianni Mura. il venerdì.
Ho lavorato anche a Paese sera, lo firmava Tomaso Smith, ma di fatto lo dirigeva Fausto Coen. Certe sere scendeva in tipografia Palmiro Togliatti, leggeva un articolo e scaraventava per terra il telaio con le righe di piombo perché non rispettava la sua regola: «Soggetto, predicato, complemento oggetto». Togliatti aveva il culto della cronaca. Odiava chi anteponeva il colore all’avvenimento. «Prima il fatto, poi le lacrime», predicava. Pasquale Laurito, direttore de la Velina Rossa (Stefano Lorenzetto, scrittore). Corsera.
La sinistra non ha mai voluto vedere la realtà e cioè che il mondo contadino è molto conservatore. Non solo in Italia, aggiungo. Ne scrisse Nuto Revelli. Ma senza andare lontano, cito un amico, Bartolo Mascarello, grande produttore di barolo: lui era di sinistra ma aveva un forte spirito conservatore. Forse è per questo che noi di Slow Food siamo stati attaccati spesso dalla stessa sinistra, che ci prendeva in giro ironizzando sul «piccolo mondo antico». Carlo Petrin, fondatore di Slow Food (Roberta Scorranese). Corsera.
Vivevamo male. Papà non passava soldi. C’erano le 60 mila lire di pensione del nonno, che era stato professore di stenografia. Giravo con un solo paio di scarpe. Buone per la festa, per i giorni feriali, per giocare in strada. Non ci potevamo permettere né il telefono né il frigorifero, né il televisore, che andavamo a vedere da certi cugini ricchi. In casa non c’era un libro. Provavo vergogna per la mia vita. Giampiero. Mughini (Antonio Gnoli). la Repubblica.
A partire dal 2018 la distanza macroeconomica (in essere e attesa) fra l’Italia e la media dell’Eurozona e della Ue cresce a ritmi sostenuti superando nettamente i livelli già molto elevati registrati nel 2011. Ormai da diverso tempo, l’Italia è il paese deviante per eccellenza tanto nell’area dell’euro quanto nell’Unione. Il sovranismo all’italiana (grave, ma non serio) maschera un atteggiamento dietro il quale si nascondono (di volta in volta e in diverse incarnazioni politiche) una relativa indifferenza rispetto agli squilibri macroeconomici, un marcato disinteresse rispetto a ogni ipotesi di disciplina finanziaria, una insensibilità tutt’altro che nuova rispetto alle conseguenze di medio-lungo periodo delle scelte di breve periodo. Sovranisti sì, insomma, ma con il portafoglio degli altri. Nicola Rossi e Paolo Belardini. Ibl.
Mi ha molto addolorato la fine della carriera di Ugo Tognazzi perché, dopo avere fatto Il vizietto e La tragedia di un uomo ridicolo con cui vinse il premio a Cannes, era convinto di essere a una svolta. Lui nasceva comico e il sogno di un comico è fare un film drammatico. C’era riuscito, aveva vinto la Palma d’oro e, pensò, mi chiameranno tutti. Non lo hanno cercato più. Aveva un appartamentino vicino a piazza del Popolo e mi telefonava. Andavo a trovarlo e lui si confidava piangendo: «Perché mi hanno abbandonato?». Pippo Baudo, presentatore tv (Walter Veltroni). 7.
I giorni del crollo del Ponte di Genova sono stati i giorni in cui divenne all’improvviso sinonimo di avidità il nome Benetton, che sino a quel momento, e qualche volta magari esagerando, significava per tutti integrità, ingegno e lavoro, guadagno privato e amore per il bene pubblico, capitalismo familiare e coraggio civile. E invece di colpo non eravate più imprenditori ma prenditori. È vero che il crollo del ponte Morandi a Genova con i suoi 43 morti ha ferito lei e ha ucciso suo fratello? «Guardi che siamo forti, noi Benetton. E sappiamo distinguere, sappiamo aspettare. E non per il cinismo di chi ne ha viste tante. L’etica della responsabilità, la modernità, il rispetto delle regole per un imprenditore non sono facoltativi, ma sono le condizioni stesse della sopravvivenza. La manutenzione dei ponti e gli investimenti sulle strade sono obblighi imposti dal contesto. Mi creda, chiunque ci conosce appena un po’, non ha mai dubitato di noi, tutti sanno che non siamo né papponi di Stato né razza padrona. Luciano Benetton, industriale. Francesco Merlo. la Repubblica.
Dopo un due ore, terminata l’intervista con Fruttero, ripercorremmo a ritroso la strada per la porta. La casa era sempre vuota. Ma dove sono moglie, figli e nipotini? Mi si riaccese il sospetto. Che Lucentini sia nell’armadio? «Scusi la franchezza, davvero il suo socio non è il suo amante?», dissi. «Franchezza per franchezza, scriverà che al telefono l’ho giudicata intelligente?», disse Fruttero. «Sì», risposi. «E io la querelo», replicò. Giancarlo Perna. LaVerità.
Sono cresciuto in un mondo governato dall’istituto della vergogna (in napoletano, scuorno), dove la mancanza di decoro non era ancora considerata un sintomo di democrazia. La portinaia si vergognava di avere le mani bagnate quando la salutavi (le strofinava frettolosamente contro il grembiule); lo zio con la quinta elementare si vergognava di non avere studiato abbastanza e ingurgitava libroni nel tentativo di recuperare; il pensionato del piano di sotto si vergognava degli abiti pieni di toppe e aveva cura di tenerli sempre puliti. Una vitaccia. Piena di complessi, di sensi di colpa, di dignità. Massimo Gramellini. Corsera.
Vi fu una stagione breve e indimenticabile in cui a quella clientela squattrinata e ottimista fu data l’occasione di essere ricca. Per un mese, o poco più, da Menghi si poté ordinare aragosta con maionese e fragole con la panna. Salvatore Scarpitta le voleva con doppia panna e chiedeva che gli fossero servite in una zuppiera. Ugo Pirro, Osteria dei pittori. Sellerio, 1994.
Ci misi un’ora ad arrivare e fu una gran pedalata attraverso il centro di Roma e in salita, verso il Pincio e il parco di Villa Borghese, tra gli orti di guerra, dove si coltivava frumento già alto e chiaro prossimo al taglio e dove i braccianti stavano al bivacco, sotto i pini, per sorvegliare le messi, mentre tiravano con le fionde ai merli. Valerio Neri, Anna e il meccanico. Marsilio, 2005.
Quello che ti sta sulle palle è il tuo migliore alleato. Chi ti odia è il migliore: più si incazza meglio viene la foto. Rino Barillari, paparazzo (Massimo M. Veronese). Il Giornale.
Il pettegolezzo è una confidenza maligna. Roberto Gervaso. Il Messaggero.