il Fatto Quotidiano, 28 giugno 2019
Palermo, niente B. Rabbia dei tifosi
“A San Siro sugnu”. Quello striscione esposto in un Inter-Palermo, anticipato dalla tipica esclamazione siciliana che indica sorpresa, indicava tutto lo stupore dei tifosi palermitani per essere tornati nel calcio che conta. Oggi, con la fine del Palermo in Serie D (o forse ancora più giù) dopo i problemi finanziari e societari, la trinacria del pallone finisce nel peggiore dei modi. La squadra rosanero sta vivendo una situazione che il sindaco Leoluca Orlando ha definito “surreale”: l’attuale presidente del Cda Alessandro Albanese ha infatti scoperto troppo tardi che la nuova proprietà, la Arkus Network, non aveva fornito i documenti per l’iscrizione alla serie B; e mancano anche i soldi per gli stipendi dei giocatori. Walter Tuttolomondo il patron che ha ereditato la squadra da Maurizio Zamparini, sulle quali già aveva espresso le riserve il sindaco Orlando, è adesso sul banco degli imputati, nonostante le rassicurazioni e le accuse all broker bulgaro usato per la fidejussione.
I tifosi però gridano alla truffa e lo stesso Orlando parla di “imprenditori avventurieri”. Il primo cittadino proverà a giocarsi l’ultima carta per l’iscrizione in Serie D, ma neanche questa è sicura: “Per andare in D Palermo deve rispettare la procedura – ha spiegato Il presidente della Figc Gravina – Al momento ci sono avvisaglie abbastanza preoccupanti nel complesso. Sono operazioni che richiederanno molta attenzione non solo dagli organi della giustizia sportiva». Eppure appena 12 anni fa il calcio rappresentava per i siciliani la via per dimenticare i problemi. Messina, Palermo, Catania erano in serie A e proprio la squadra rosanero colse una clamorosa qualificazione in Europa League. Da quel momento solo fallimenti per le formazioni siciliane: quello del Palermo di queste ore è solo l’ultimo di una lunga serie di gestioni scellerate che hanno fatto sgonfiare il pallone nell’isola. Il primo club a crollare dopo la stagione d’oro fu il Messina, fallito nel 2008, poi rinato e ricaduto più volte: adesso la squadra peloritana naviga in serie D. Poi il Catania, che ha dovuto fare i conti con la questione della combine di alcune partite, costate le manette all’ex presidente Antonino Pulvirenti, (poi dimessosi) e la retrocessione in LegaPro, dove si trova ancora oggi. Ad eccezione del Trapani, promosso in B, e iscrittosi al campionato sul filo del rasoio grazie a un repentino cambio di proprietà dopo i playoff, il calcio siciliano è solo un ricordo sbiadito: pochi mesi fa è fallito il Siracusa, che appena tre anni fa ha disputato i playoff per la Serie B. Il suo futuro adesso è incerto. Stesso destino due anni fa per l’Akragas di Agrigento, poi messa in liquidazione in seguito ai problemi finanziari. Adesso, milita nel campionato di Promozione. Cambio di nome anche per il Ragusa, in serie D fino a 5 anni fa, oggi appena promosso in Eccellenza, dopo diversi cambi al timone. Nell’albo dei ricordi, c’erano anche Enna e Caltanissetta, capoluoghi le cui società calcistiche sono fallite nello stesso anno, il 2013.