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 2019  giugno 28 Venerdì calendario

Aru, sì al Tour senza stress

È stata una salita dura, ma più breve, assai più breve di quanto si potesse immaginare il 1° aprile, quando Fabio Aru andò sotto i ferri per mettere un punto e ricominciare. Lo scalatore sardo sarà al via del Tour de France. Il 6 luglio, tre giorni dopo aver compiuto 29 anni, Aru sarà in gruppo a lottare sulle strade di Bruxelles, e poco importerà per cosa: non certo per la classifica, ma, dice lui, «per provare a vincere una tappa, già esserci è bellissimo».
L’intervento in angioplastica per l’applicazione di uno stent all’arteria femorale della coscia sinistra ha lasciato un piccolo segno, una sorta di bruciatura. Poteva lasciarne uno enorme. Carriera a rischio, si immaginò allora, quando le previsioni più ottimistiche parlavano di rientro a fine stagione. L’amata Vuelta, vinta nel 2015, sarebbe già stata un miracolo. Aru si è messo al lavoro in silenzio, tra Lugano (dove vive) e il Sestriere: «Sono uno che non ama perdere tempo, dopo due settimane dall’intervento ero già in bici, le prime pedalate vere dopo un mese». Chilometri a fari spenti e un periodo illuminato dalla notizia della sua prossima paternità, «una novità meravigliosa, che mi ha dato carica e serenità ». Il sorriso è tornato, assieme a un numero sulla schiena, a sorpresa, nel Gran premio di Lugano, il 9 giugno: 22° posto. Il team, la Uae-Emirates, ha così deciso di forzare: non il Giro di Slovenia ma il Giro di Svizzera, super-duro, a metà giugno. Le risposte sono arrivate. Nell’ultima tappa è anche andato in fuga sul Nufenenpass. Colpi di pedaleinteressanti: «Ho avuto sensazioni sempre migliori, non andrò al Tour con l’assillo della classifica, ma mi aspetto che le mie prestazioni migliorino tappa dopo tappa». Aru è l’ultimo italiano ad aver vinto una tappa alla Grande Boucle e ad aver vestito la maglia gialla, sono trascorsi due anni. La 6ª tappa tornerà sulle strade dell’ultimo dei suoi nove successi da pro, sulla Planche des Belles Filles, anche se l’arrivo sarà più in alto, su una rampa al 24%. Lassù si capirà anche la piega che prenderà il Tour di Nibali e quello degli altri. Senza Froome e Dumoulin, ko, e con-Thomas reduce da una caduta in Svizzera, sarà una corsa rebus. Di tutto questo però poco importerà ad Aru, che al massimo potrà fare da gregario all’irlandese Daniel Martin. I giorni racconteranno se quella del team sarà stata una scelta giusta o un azzardo. Il Tour è comunque la corsa più dura, più esigente, più spietata. Prima del viaggio in Francia, domenica a Compiano, nel parmense, c’è il Campionato italiano in linea, percorso duro, adatto ad Aru e Nibali. Lo sarebbe anche per Gianni Moscon, ma l’uomo Ineos non ci sarà. Salverà la possibile convocazione al Mondiale di settembre partecipando alla prova a cronometro, questo pomeriggio a Bedonia.