la Repubblica, 28 giugno 2019
Lo psicologo che aiutava i piccoli a ricordare
Fino a ieri, quando i carabinieri di Reggio Emilia gli hanno notificato gli arresti domiciliari, Claudio Foti è stato uno dei professionisti più in vista nella lotta agli abusi sessuali. Torinese, classe 1951, esponente di punta del Centro Studi Hansel e Gretel, aveva fatto della difesa dei bambini la sua bandiera. Proteggiamoli dai genitori abusanti. Dai pedofili. Dagli orchi. A ogni costo. E quindi predicava un metodo di ascolto dei piccoli sospettati di maltrattamenti e abusi domestici che doveva essere per forza di cose «empatico». Che li «aiutasse a ricordare» quello che di brutto avevano subito e vissuto nel passato. Per anni, Foti aveva portato questo approccio in giro per i tribunali di tutta la penisola, seguendo innumerevoli casi da metà anni ’90. Se non lavorava come perito di procure o consulente dei tribunali, si occupava di formazione. Psicologi, assistenti sociali, personale delle Asl e dei Servizi. Tra cui quello di Bibbiano, paese nel reggiano finito nel mirino dell’inchiesta Angeli e Demoni condotta dalla pm Valentina Salvi.
E quando qualcuno gli contestava che aiutare i bambini a ricordare gli abusi pregressi è estremamente pericoloso, perché capace di ingenerare in loro suggestioni o falsi ricordi, Foti andava su tutte le furie, sostenendo che la Carta di Noto – il documento con le linee guida scientifiche su come ascoltare i minori – non fosse altro che un mezzo per favorire gli abusanti, i pedofili, i mostri. O, come amava definirli, i «negazionisti dell’abuso»: psicologi, giudici e giornalisti. Proprio a loro è dedicato uno dei suoi ultimi post. Agli autori dell’inchiesta “Veleno”, raccontata in un podcast di Repubblica e in un libro edito da Einaudi, che ricostruisce una brutta storia avvenuta vent’anni fa poco lontano da Reggio Emilia, nella Bassa modenese, documentando come – anche in quel caso – diversi bambini allontanati dalle famiglie furono suggestionati da psicologi “esperti di abuso sessuale”, tra cui tre professioniste dello stesso Centro Studi Hansel e Gretel oggi ancora nell’occhio del ciclone.
Contro Veleno, Foti aveva addirittura lanciato una petizione online: «Firma per aiutare le vittime degli abusi di Mirandola e di ogni paese. Firma per contrastare chi nega le violenze sui più piccoli. Firma per impedire che venga messa una pietra sopra la verità degli abusi sessuali sui bambini». Omettendo di menzionare il fatto che una delle psicologhe coinvolte come perito nei processi del caso della Bassa modenese fosse proprio la sua compagna di allora, Cristina Roccia. La stessa che, nei video dei colloqui con i bambini raccontati in Veleno, li “aiutava” a raccontare che «qualcuno ti ha fatto male al sederino e alla patatina».
Ora, però, Foti e la sua nuova compagna, la psicologa Nadia Bolognini, dovranno difendersi da un uragano di accuse mosso loro dalla procura di Reggio. Secondo gli inquirenti, avrebbero contribuito a creare un sistema illecito in accordo con il Comune di Bibbiano, per farsi assegnare le cure psicologiche di bambini – alcuni stranieri – allontanati dalle famiglie con metodi dubbi, contribuendo ad «alterarne lo stato emotivo», a far loro il «lavaggio del cervello» e inducendoli a raccontare abusi sessuali di cui i minori non avevano mai parlato. Tutto questo, secondo le indagini, bypassando gare d’appalto e con un escamotage: non potendo essere pagati direttamente dai Servizi sociali, Foti e la Bolognini si sarebbero fatti pagare direttamente dalle famiglie affidatarie, che poi venivano rimborsate dall’Asl. Un giro che avrebbe consentito loro di fatturare il doppio rispetto al tariffario di 70 euro a visita: 135 euro per ogni visita da 45 minuti.
Quello che poi, stando alle intercettazioni raccolte dalla pm Salvi e dai carabinieri, sarebbe avvenuto nel corso di quei colloqui, è un metodo di ascolto altamente suggestivo e altamente violento, che negli ultimi anni avrebbe indotto oltre dieci bambini – ma i sospetti si allargano ad almeno 30 casi – ad accusare i genitori di ogni sorta di abuso sessuale. Un metodo molto simile a quello contestato sempre al Centro Hansel e Gretel, 20 anni fa, con i bambini di Massa Finalese e Mirandola. Salvare i bambini. A ogni costo.