Corriere della Sera, 28 giugno 2019
Balotelli al bivio
CASTEL MELLA L’urlaccio si sente fin giù al bocciodromo: «Dai Mario, falle andare quelle gambe». I pensionati ai tavolini sghignazzano, i compagni in campo pure. Fra loro ci sono anche l’inseparabile fratello Enock e Nicolò Quaggiotto, mediano dilettante nipote di Corioni, il vecchio presidente del Brescia. Sono tutti amici, incluso Stefano Brasetti, il personal coach reclutato da Balotelli and friends per tenersi in forma in attesa di quel che sarà. È quello dell’urlaccio scherzoso. Con lui la banda aveva lavorato a Miami a metà mese, da qualche giorno si sono spostati tutti qui a Castel Mella. Cambia il contesto, da Ocean Drive ai fossi della bassa bresciana, non la sostanza: si ride ma si lavora. Di brutto. E infatti Balotelli è magro come ai tempi belli. «È in gran forma» assicura Brasetti. Tutta un’altra storia rispetto a un’estate fa, quando si presentò a Nizza con dieci chili in più. C’è però anche un’altra differenza, rispetto ad allora: oggi non ha una squadra. Da lunedì, formalmente, sarà disoccupato. E poi?
Dal suo attico di Brescia vista stadio fin qui a Castel Mella sono venti minuti d’auto. «Con la sua, dieci» osserva uno dei pensionati. Plausibile: Nissan Gtr Nismo nera pece, prezzo 183.871 euro, 4000 di cilindrata. Per andare dalla mamma Silvia a Concesio però sceglie la bici: fra andata e ritorno fanno 5 chilometri, l’ideale per digerire.
Sono bei giorni per Mario, ma sono anche giorni strani. La sua carriera è al bivio. E lui è il primo a saperlo. Il 12 agosto farà 29 anni. Tempo da buttare non ce n’è più. Il rischio di restare una promessa non mantenuta esiste ed è sempre più forte. Chi gli sta vicino assicura che il suo vero obiettivo ce l’ha però bene in testa: tornare in Nazionale. Per molti motivi, primo fra tutti una promessa che fece al suo padre adottivo, poco prima che morisse. L’Europeo dell’anno prossimo è forse l’ultima occasione, visto che al Mondiale in Qatar avrà 32 anni. Ma il c.t. Roberto Mancini, suo padre putativo in campo, è stato chiarissimo. Lo considera il centravanti ideale della sua Nazionale, ma non gli regalerà nulla. Anzi. Tanto che all’ultimo giro lo ha di nuovo lasciato a casa: «Se non è qui è per colpa sua, fa ancora cose che non deve fare, ha un anno per rientrare».
Serve prima una squadra. Meglio se italiana, come gli suggerisce Mancini. Ma il problema è che Balotelli è in un certo senso prigioniero di un ingaggio che nessuna squadra di medio livello può permettersi, visto che da anni guadagna 4 milioni netti fissi più bonus. Ci sarebbe la Cina, lì le offerte non mancano, ma sarebbe come chiudere col calcio vero. Cellino lo voleva per il suo Brescia neopromosso, puntando anche sul suo tifo per le rondinelle, ma s’è tirato indietro dopo che Raiola ha detto no alla proposta di 1,5 milioni fissi più ricchi premi a salire.
Ora in prima fila c’è il Parma che punta su di lui per costruire una squadra con ambizioni europee. Entro una decina di giorni il d.s. Faggiano gli formulerà un’offerta da circa 2 milioni più premi. L’attaccante ci sta pensando seriamente e l’ha fatto capire a inizio mese, quando in un incontro sul razzismo proprio a Parma parlò così: «Giocare qui sarebbe un onore». Oltre che una grande occasione. Forse l’ultima.