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 2019  giugno 28 Venerdì calendario

Claudia Cardinale parla dei suoi abiti all’asta

Abiti da sogno di ieri per sognare ancora oggi. Tailleur, vestiti da sera e da cocktail, cappotti, accessori realizzati nei Cinquanta, Sessanta, Settanta da grandi firme dell’haute couture come Roberto Capucci, Emilio Schuberth, Irene Galitzine, Nina Ricci: a 81 anni, Claudia Cardinale ha deciso di mettere all’asta il prezioso guardaroba che ha accompagnato sia la sua vita da star internazionale sia le sue interpretazioni cinematografiche. Da oggi al 9 luglio Sotheby’s offrirà al miglior offerente, on line, 130 capi provenienti dagli armadi dell’attrice.
Tra i più appetibili, il pigiama-palazzo ornato di perle da lei sfoggiato nel film La Pantera Rosa e stimato tra i 3.500 e i 5.000 euro, un cappotto di Nina Ricci in seta e pelliccia (tra i 5 e i 7.000), l’abito da sera di Schuberth in seta color avorio (4-6.000), il vestito da cocktail nero ornato di petali del film Il magnifico cornuto (Nina Ricci, 2.500-3.000 euro), il cappotto di Capucci color paglia ricamato di perle d’argento (4-6.000). Non manca l’abito lungo di paillettes nere che l’attrice indossò alla cerimonia degli Oscar nel 1965 suscitando l’ammirazione del mondo intero.
Tutti i capi all’asta verranno esposti dal 2 al 4 luglio da Sotheby’s a Parigi, la città dove da anni vive l’indimenticabile Angelica de Il Gattopardo, ancora oggi icona di stile dopo essere stata «la vita più sottile del cinema italiano», come diceva Luchino Visconti. In temi di moda low cost e di divismo usa-e-getta, mentre gli influencer sono le nuove star planetarie, il guardaroba esclusivo di Claudia, che continua a girare un film dietro l’altro e a ricevere omaggi ai quattro angoli del mondo, è dunque la testimonianza di un’epoca e di un’eleganza sparite per sempre.
Come mai ha deciso di mettere all’asta gli abiti della sua vita?
«I miei armadi ormai traboccavano, soprattutto nella casa di Roma. Così mia figlia Claudia mi ha proposto di venderli all’incanto. Mi è sembrata un’ottima idea e ho scelto quelli meglio conservati».
Ce n’è qualcuno a cui è particolarmente affezionata?
«Quasi tutti sono legati a bellissimi ricordi, a film diretti da grandi registi che sono orgogliosa di aver interpretato, a incontri decisivi della mia vita».
Che tipo di donna vorrebbe che indossasse oggi i suoi capi?
«Sarebbe bello che andassero a una persona di buon gusto, capace di apprezzare il prezioso valore artigianale che si cela dietro ogni vestito. Per realizzare uno dei miei abiti da sera haute couture sono state necessarie ore e ore di lavoro».
Quand’è che la moda è diventata importante per lei?
«Lo è stata sempre, anche quando ero molto giovane e vivevo ancora in Tunisia. Ho avuto una formazione atletica, da ragazzina sono stata un maschiaccio eppure non ho mai rinunciato a vestirmi bene».
Quali stilisti hanno lasciato un segno nella sua vita?
«Una è Mary Quant: negli anni Sessanta correvo a Londra da lei per comprare le prime minigonne. Oggi è Giorgio Armani il mio preferito. È diventato anche uno dei miei più cari amici».
Cosa le piace di lui?
«La sua capacità di valorizzare l’identità di ogni donna. Mi ritrovo in pieno nel suo stile, non posso fare a meno di indossare un suo capo nelle occasioni più importanti della mia vita».
Oggi con quale tenuta si sente più a suo agio?
«Un tempo indossavo solo gonne, le ritenevo più femminili. Con gli anni ho però imparato a sentirmi bene in pantaloni, anche nelle occasioni di gala come il premio alla carriera che mi hanno recentemente consegnato ad Amsterdam».
Claudia, cos’è per lei lo stile?
«Il senso della misura. Per questo detesto le scollature esagerate».
Qual è il segreto della sua forma perfetta? 
«Rimango giovane perché lavoro senza fermarmi mai».
Ritocchi, aiutini chirurgici, lifting?
«Per carità, mai fatti. Sono orgogliosa delle rughe che raccontano la mia vita. Tutto sommato si vedono poco, perché rido molto. La verità è l’arma più efficace di un attore».
Cosa sta facendo in questo momento?
«Ho appena girato The Island of Forgiveness, un film diretto dal regista franco-tunisino Ridha Béhi. Ambientato nell’isola di Djerba, è un inno alla vita. Interpreto la nonna di un famoso scrittore tunisino di origini siciliane che torna nel Paese nordafricano per disperdere le ceneri della madre. Mi ricorda il mio passato: anche la mia famiglia veniva dalla Sicilia ed è emigrata in Tunisia, dove sono cresciuta. Le radici sono importanti».