27 giugno 2019
Il caso Lambert
La stanza di Vincent Lambert è chiusa con un codice segreto, sorvegliata da una telecamera. Le misure di sicurezza sono state rafforzate dopo le ultime minacce di rapimento nell’ospedale. Il personale medico ha ricevuto dal tribunale orari di visita scaglionati per evitare che i parenti possano incrociarsi.
Qualche tempo fa, ci sono stati momenti di tensione insostenibile accanto al letto in cui giace l’infermiere tetraplegico in stato vegetativo. Insulti, parole come pietre che poco si addicono a un’unità di cure palliative. Il dipendente all’accoglienza del policlinico ha un moto di panico. “Andate via, è difficile anche per noi, pensate sia bello sentirsi trattare da assassini?”. Un mese fa, quando l’alimentazione di Lambert è stata sospesa applicando la sentenza sulla fine dell’accanimento terapeutico, nella stradina della periferia di Reims è stata organizzata una veglia di preghiera, qualcuno ha issato cartelli contro “medici nazisti”.
Vincent Lambert è diventato il simbolo della battaglia sul fine vita in Francia ma il suo corpo è soprattutto al centro di un conflitto famigliare che assomiglia a una tragedia greca. La madre Viviane che spera di salvarlo, mantenendolo in vita ad ogni costo. La moglie Rachel che vuole lasciarlo andare, restituendogli così la sua dignità.
Intorno a queste due donne che agiscono per amore di un uomo, ma restano inconciliabili, si muove un coro di avvocati, dottori, militanti religiosi e politici. È l’insolita scena in cui si aspetta domani la decisione della Corte di Cassazione che potrebbe riavviare la sospensione delle cure, l’ennesima suspense nel caso che ha scomodato il presidente Macron e Papa Francesco.
Vincent Lambert ha rischiato di morire dieci anni fa, nell’incidente stradale che l’ha lasciato in un “stato di coscienza minima”, come scrivono i referti. Nella casa di Châlons-en-Champagne, quaranta chilometri da Reims, lo aspettava la moglie Rachel conosciuta durante gli studi di infermeria e da cui aveva appena avuto una bambina.
"Per molto tempo – racconta lei in un libro – vedevo una lacrima sul viso, un movimento della gamba, e pensavo davvero che ne sarebbe uscito”. Rachel, una piccola donna bionda e discreta, si è trasferita per un periodo in Belgio per sfuggire al clamore mediatico e proteggere sua figlia, quella bambina che ormai è alla scuola elementare, e vede i nonni accusare la mamma di voler “uccidere” suo padre.
"Ci siamo sempre divertiti molto insieme, era un uomo pieno di vita, non avrebbe mai voluto essere ridotto così”, ci racconta il nipote, François Lambert, seduto in un bar davanti alla cattedrale. Il trentenne avvocato è diventato il rappresentante mediatico dei parenti favorevoli all’interruzione delle cure. “Lo faccio per Vincent ma anche per me perché non posso sopportare che ancora una volta la Fraternità decida il nostro destino”.
Allude alla Fraternità sacerdotale San Pio X di cui Pierre e Viviane, i genitori di Vincent, sono ferventi seguaci. Il nipote racconta come la famiglia dei Lambert composta di nove fratelli e sorelle sia cresciuta, lui dice “plagiata”, dai cattolici ultra tradizionalisti lefebvriani, dal nome del fondatore della congregazione che negli anni Settanta provocò uno scisma con il Vaticano. François Lambert denuncia i “metodi indecenti”, le “manipolazioni” dei suoi nonni, che hanno mostrato un video in cui Vincent sembra piangere quando gli viene annunciata la sospensione dell’alimentazione artificiale.
"È una storia che avrebbe dovuto restare nel chiuso di un ospedale”. Eric Kariger è il primo medico che ha accolto nel policlinico di Reims il giovane tetraplegico. Oggi Lambert ha quarantadue anni. Alterna periodi in cui è sveglio, altri in cui dorme. Respira senza macchine, è alimentato da un sondino. Ogni tanto fa qualche rantolo, a volte sorride e piange ma secondo i medici si tratta di reazioni neurologiche che non traducono una consapevolezza. Nel 2013, dopo che le perizie avevano evidenziato una condizione irreversibile, il dottor Kariger aveva deciso di sospendere l’alimentazione artificiale, seguendo le volontà che Lambert aveva riferito a voce a Rachel. I genitori erano riusciti a bloccare la procedura.
Da allora ci sono state 34 decisioni giudiziarie, fino alla Corte europea di Strasburgo. Se domani i giudici della Corte di Cassazione ripristineranno la sospensione delle cure, gli avvocati di Pierre e Viviane pensano a nuovi ricorsi internazionali. “La legge francese sul fine vita funziona, ci sono migliaia di casi come quello di Lambert che vengono risolti senza clamore, con umanità”, spiega Kariger. Si definisce “cattolico ma non integralista”. È stato denunciato per tentativo di omicidio dai genitori di Vincent.
Alla fine ha abbandonato l’incarico nel 2015, così come la dottoressa che l’ha sostituito. Il geriatra Vincent Sanchez, arrivato due anni fa a guidare l’unità di cure palliative, ha ricevuto le stesse pressioni. In una calda giornata di giugno, Sanchez entra da un ingresso laterale, sotto protezione. Finora ha evitato di rispondere agli attacchi. Di parole, forse, ce ne sono state fin troppe.