Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  giugno 27 Giovedì calendario

Tav, i numeri su fondi e penali

Era stato buon profeta sulla Tav il vicepresidente della regione Auvergne-Rhône-Alpes Etienne Blanc: «viste le penali da pagare, per l’Italia sarebbe più costoso interrompere i lavori che proseguirli fino alla fine come concordato». Un’affermazione che si aggancia alle parole di Paolo Foietta, ormai ex commissario straordinario del governo per l’asse ferroviario TorinoLione, che proprio al Messaggero aveva stimato in 4 miliardi il danno di un eventuale abbandono. Tanti i soldi della Ue che andrebbero in fumo. Due eventualità che il governo giallo-verde non vuole nemmeno prendere in considerazione. Palazzo Chigi, nonostante qualche resistenza grillina, pare intenzionato ad andare avanti, convinto che fermarsi adesso sia di fatto impossibile. Non solo perché i bandi di gara per circa un miliardo sono stati pubblicati, ma perché il pressing di Parigi e di Bruxelles cresce di giorno in giorno. Spiega Foietta: «sono già stati investiti oltre 1,4 miliardi in studi, progetti ed opere finanziati per metà dall’Unione Europea e al 25 per cento a testa tra Italia e Francia. L’Europa ha inoltre già assegnato una prima tranche di 813 milioni di euro di finanziamento, nell’ambito del programma Tent-T 2015-2019, per i lavori definitivi a finanziamento del 40 per cento dei costi sostenuti nel periodo. Il solo costo diretto complessivo da restituire a Ue e Francia risulterebbe senz’altro superiore a 2 miliardi».
Insomma, di fronte a Bruxelles pronta ad aumentare i finanziamenti pur di andare avanti con la tratta, diventa difficile per Roma tirarsi indietro. O quanto meno fare ancora melina fino a settembre. Del resto anche l’idea di una Mini Tav, che sarebbe una sorta di punto di mediazione con i 5stelle, è stata sonoramente bocciata dalla Lega. Per questo Conte è intenzionato a proseguire.
IL SENTIEROStephane Guggino, delegato generale del comitato della Transalpine, che promuove la linea ad alta velocità Lione-Torino è dello stesso parere: «La Francia ha sbloccato dei crediti, l’Europa ha fatto altrettanto. Se si decide unilateralmente di sospendere il progetto, di chiudere il cantiere, ciò comporterebbe necessariamente la conseguenza che il Paese che si ritira rimborsi all’Europa e al suo partner francese le somme che hanno speso».
In particolare sono già stati spesi 1,4 miliardi per le opere preliminari. Di questi oltre un miliardo provenivano dall’Unione europea (700 milioni circa) e dalla Francia (350 milioni circa). Oltre a questi eventuali risarcimenti, ci sarebbero altre cifre da restituire. «A questo miliardo – aggiunge Foietta – possiamo poi aggiungere gli 813 milioni di finanziamento europeo per il 2014-2019, già stanziati, che l’Italia dovrebbe restituire e non potrebbe spendere come alcuni dicono per scuole, ospedali o altro. C’è infatti un chiaro vincolo di destinazione».
C’è infine un terzo capitolo di spese a cui si dovrebbe far fronte. Se consideriamo i costi per la chiusura dei cantieri esistenti e per la messa in sicurezza degli scavi, oltre a possibili contenziosi con le imprese che hanno già ottenuto l’incarico per i lavori, si arriva facilmente a più di due miliardi di euro di ulteriori costi.
A questi costi diretti vanno aggiunti, ed il governo è pienamente consapevole, quelli indiretti, in termini di perdita di credibilità dell’Italia e di diventare l’anello mancante, di un progetto europeo che va dal Portogallo all’Ucraina. Ed è proprio questo in buona sostanza ciò che il presidente del Consiglio non vuole. Essere accusato dalla Commissione Ue e dall’alleato francesi di mettere i bastoni tra le ruote ad un progetto infrastrutturale considerato strategico, decisivo per aumentare la competitività del sistema logistico del Vecchio Continente.