Corriere della Sera, 27 giugno 2019
Il G20 complicato di Donald e Jinping
Al G20 di domani e sabato a Osaka (Giappone), i leader delle economie più grandi del pianeta troveranno sul tavolo il rapporto sugli scambi globali preparato dalla Wto (l’Organizzazione mondiale del Commercio) con la collaborazione di Ocse e Unctad. È uno studio richiesto dal Gruppo dei Venti e questa volta non è una lettura gradevole. Nel periodo tra il 16 ottobre 2018 e il 15 maggio 2019, il numero di misure restrittive agli scambi iniziate dai membri del G20 (tariffe, divieti all’importazione e nuove procedure alle frontiere) è stato di soli venti, tra i più bassi da quando la Wto li registra. Ha però interessato merci per 335,9 miliardi di dollari. Si tratta della seconda quota più alta, superata solo dai 480,9 miliardi del semestre precedente. «Assieme, questi due periodi rappresentano un’impennata drammatica delle misure restrittive alle importazioni», scrive la Wto nel rapporto, il ventunesimo. Dal maggio 2012, le merci colpite da queste restrizioni erano state sempre su un trend inferiore ai cento miliardi di dollari, fino alla primavera-estate dell’anno scorso quando si sono impennate soprattutto a causa delle tariffe imposte da Donald Trump alle importazioni cinesi e alla risposta, anche se su volumi inferiori, di Xi Jinping. Il segretariato della Wto calcola ora che, come conseguenza, il volume degli scambi nel 2019 crescerà solo del 2,6%, in calo rispetto al 3,9% della prima metà del 2018. L’organizzazione del Commercio sottolinea che queste previsioni possono subire variazioni al ribasso a causa dei venti contrari esistenti nell’economia mondiale. Il Wto World Trade Outlook Indicator, che misura la tendenza del commercio globale, è sceso in territorio rosso: posta a cento la linea di base che indica la stabilità, è andato al di sotto lo scorso novembre e oggi rimane a 96,3. In questo quadro, il Pil complessivo dei Paesi del G20 è cresciuto, secondo stime dell’Ocse, del 3,2% nella seconda metà dell’anno scorso, in calo rispetto al 3,6% della prima metà del 2018. Sull’incontro che Trump e Xi dovrebbero avere a Osaka non ci sono grandi aspettative, ma il presidente americano sa che molte imprese statunitensi e i consumatori iniziano a sentire il peso delle tariffe sull’import e quello cinese è in difficoltà, all’interno, a portare avanti le promesse su cui fonda la sua leadership.