La Stampa, 27 giugno 2019
Sul ritorno di Buffon alla Juve
Qualche giorno fa, sui suoi social, Gigi Buffon ha scritto una frase sibillina: «L’unica regola del viaggio è non tornare come sei partito. Torna diverso». Sul momento, nessuno ha immaginato l’inimmaginabile, ovvero che il più grande portiere della storia del calcio mondiale ci stava dicendo che sarebbe tornato a vestire la maglia della Juventus F.C., società cui aveva dato l’addio poco più di un anno fa al termine di una giornata emozionante per lui, i compagni e i tifosi dell’Allianz Stadium di Torino.
Il ritorno di Buffon per ora è soltanto un’idea, non ancora una notizia ufficiale, anche se corroborata da solide indiscrezioni secondo cui alla Juventus Gigi farà il vice di Wojciech Szczęsny, un vice di lusso in attesa di diventare, l’anno prossimo, dirigente sportivo della squadra.
Gli aspetti agonistici di questa decisione sono notevoli, a cominciare dalla possibilità per Buffon di giocare con Cristiano Ronaldo e provare a vincere la Champions League insieme ai compagni e agli amici di una vita, senza sottovalutare l’opportunità per la Juventus di contare su un altro leader in uno spogliatoio ricco di campioni e ora guidato dal nuovo allenatore Maurizio Sarri. Il ritorno a casa non sarebbe nemmeno una novità, alla Juventus, dove l’anno scorso è stato accolto il figliol prodigo Leonardo Bonucci, dopo una stagione di esilio al Milan.
Vedremo se anche la scelta di Buffon sarà vincente, ma nell’attesa è interessante esplorare il fascino che da sempre il mito letterario del ritorno esercita sugli uomini. I nostoi, «i ritorni» in greco antico, sono i poemi del ciclo epico incentrati sul rientro degli eroi in patria. Il tema del ritorno è centrale nell’Odissea di Omero, dove l’odio di un Dio avverso complica il rientro di Ulisse/Odisseo a Itaca.
Nel caso di Buffon e della Juventus non ci sarebbero divinità contrarie a un approdo alla Continassa, anzi. Buffon vuole tornare a Torino e la Juventus non vede l’ora di riabbracciare il suo campione per un motivo altrettanto epico quanto quello del nostoi e anche questo magistralmente descritto nell’Odissea. Nella saga di Ulisse, a un certo punto Omero introduce il concetto di homophrosyne, il pensare allo stesso modo, quella buona concordia invocata dal protagonista per indicare la qualità più importante che non può mancare in un rapporto tra più persone. Tornare a casa, infatti, non significa banalmente tornare a vivere insieme, ma è sinonimo di condivisione dello stesso di sistema di valori. Questo è il senso profondo dell’eventuale Buffon II in bianconero. E se è vero che dai viaggi è necessario tornare diversi, come ha scritto il portiere sui social, Buffon e la Juventus non correranno il rischio di non riconoscersi perché c’è qualcosa di magico nella homophrosyne, nel pensarla allo stesso modo, nella condivisione di principi e valori comuni, sportivi e non solo. La magia consiste nel riconoscersi, come Omero fa dire a Penelope quando qualcuno, alla fine dell’Odissea, avanza il dubbio che dopo tanti anni di assenza moglie e marito potrebbero scoprirsi estranei: «Se davvero è Odisseo, tornato alla sua casa, potremo facilmente riconoscerci: abbiamo tra noi segni segreti, che siamo i soli a conoscere».