il Fatto Quotidiano, 27 giugno 2019
Nanni moretti su Instagram
Insta Nanni. C’era una volta (Io sono) un autarchico, quarantatré anni dopo Moretti non è più lo stesso, ovvero – dizionario – non “fa a meno o crede di poter fare a meno di qualsiasi rapporto o scambio con gli altri”. Dunque Instagram, dunque l’attesa del nuovo film, Tre piani, che diviene essa stessa film a colpi di ciak condivisi sul social network. Il numero di follower, 6.604, non è propriamente da influencer, ma l’esposizione sì: è partito regalandoci – uno per piano – tre ciak il 30 maggio, @nannimoretti_, e sta diligentemente continuando la tabellina. Tre piani è già una soap-opera, pardon, una Insta-opera: abbiamo visto, tra gli altri, Nanni che parla con un collaboratore e all’improvviso si lascia cadere esanime su un letto, Margherita Buy che fa Margherita Buy, ossia piange e ride e “schifo, non lo so fare così!”, la Rohrwacher piegata in due dal dolore, Moretti a darle il ritmo dei respiri e “Stop, buona, brava Alba!”.
Quasi concluse le riprese iniziate il 4 marzo (16 settimane, un lusso) e in attesa di entrare al montaggio dopo le vacanze, Tre piani fa maggese, ma non su Instagram: il 24 maggio Nanni pubblica una telefonata con Alba, e nei commenti (37) si va dal “anche se a piccolissime dosi… crea dipendenza” al “non ti affaticare molto”, dal “Diobono Nanni” al “nei meandri della mia mente… Ho sempre associato il Nanni regista a un Freud… Non so spiegarmi questo collegamento”, e figuriamoci noi. Non mancano gli esperti né gli esegeti: “Faccio i complimenti al focus-puller per la sfocatura iniziale (…) la tua reazione f.c. (fuoricampo, ndr) era bella ma indugi sul piano ascolto di Alba”. Tot capita tot sententiae, e chissà se dopo esserci meritati Alberto Sordi oggi ci meritiamo questo Nanni social.
Tratto dal romanzo omonimo dell’israeliano Eshkol Nevo, prodotto da Sacher Film e Fandango, con Rai Cinema e Le Pacte, scritto dal regista con Federica Pontremoli e Valia Santella, Tre piani è interpretato, oltre che da Moretti, Buy e Rohrwacher, da Riccardo Scamarcio, Adriano Giannini, Elena Lietti, Denise Tantucci, Alessandro Sperduti, Anna Bonaiuto, Paolo Graziosi, Tommaso Ragno, Stefano Dionisi. Nelle nostre sale l’anno prossimo, con probabile passaggio al 73° Festival di Cannes (12-23 maggio 2020), è per Nanni il primo soggetto non originale in quasi mezzo secolo di carriera: novità espansa nel diverso approccio col pubblico, già apostrofato “dimmerda” in Sogni d’oro del 1981. Il Nostro s’è fatto meno monadico e più inclusivo, nolente – fu il Fatto a svelare l’origine letteraria e il cast di Tre piani – o volente: set blindato d’abitudine, ma sui social l’auto-scoop delle clip. Non che il cineasta, 66 anni il 19 agosto, non si fosse già provato in divertissement a scopo più o meno promozionale: a fine 2013, mentre compiva i sopralluoghi per Mia madre (2015), proiettò al Nuovo Sacher due cortometraggi spacciati per trailer di fantomatici lungometraggi, Scava dolcemente l’addome, in cui scioglieva il gluteo col pilates, e Autobiografia dell’uomo mascherato, lui stesso, sulle note di Ambrogio Sparagna.
Stavolta accompagnamento e fidelizzazione al film sono più smaccati: diffondere il making of, svelare il backstage, affinché Tre piani possa essere “partecipato”. È la dura legge del marketing 4.0, sebbene in qualche post l’emozione filtri per davvero: la piccola Chiara finisce di girare, Nanni chiama l’applauso sul set e la bacia; la Buy s’impunta, Nanni le promette: “Ora vai a casa, tra due minuti vai a casa”, e con 6.210 visualizzazioni è il post di maggior successo.
Eppure, questa discesa in social non è scevra di complicazioni e contraddizioni: che ne è della vocazione minoritaria esplicitata in Caro diario (1993): “Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone”; che ne è del fustigatore di usi e costumi linguistici di Palombella rossa (1989): “Come parla? Le parole sono importanti”; che ne è dell’isolazionismo variabile di Ecce bombo (1978): “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”. Le apparenze ingannano, il Moretti che si auto-promuove su Instagram potrebbe rivelarsi un animale social a tutto tondo, perché i fondamentali li ha, e da tempo: “Giro, vedo gente, mi muovo, conosco, faccio delle cose” (Ecce bombo), “Continuiamo così, facciamoci del male” (Bianca, 1984) e “Ho voglia di litigare con qualcuno” (Aprile, 1998).