Corriere della Sera, 27 giugno 2019
La Sicilia non spende i fondi europei
Forse stavolta abbiamo imparato la lezione perché ormai l’Italia spende il 98% dei fondi strutturali europei nel tempo previsto e il disimpegno delle risorse è piuttosto raro. Ma non è sempre stato così e questa è anche la percezione ancora diffusa tra i cittadini. Il rapporto di alcune Regioni italiane, soprattutto del Sud, con i fondi europei è stato molto complicato (per usare un eufemismo) come dimostra la decisione di ieri della Corte di giustizia europea, che ha messo la parola fine a un’annosa questione legata a 380 milioni di fondi Ue, relativi al periodo di programmazione 2000-2006, che la Commissione europea a suo tempo decise di non dare alla Sicilia a causa delle gravi carenze nella gestione e nei controlli. La Corte Ue ha respinto definitivamente il ricorso dell’Italia, che nel 2015 aveva presentato un primo ricorso al Tribunale Ue contro la decisione della Commissione, perdendolo. Sono state confermate le gravi carenze. Il programma operativo per la Sicilia (che i tecnici abbreviano in Por) prevedeva per quel periodo una partecipazione dei fondi strutturali di oltre 1 miliardo e 200 milioni di euro. Quindi non tutto è andato sprecato. Ma in una Regione con fame di investimenti come la Sicilia 380 milioni non sono pochi. La Commissione, dopo una serie di controlli, aveva constatato che il tasso di errore per il periodo anteriore al 31 dicembre 2006 ammontava al 54,03% e si basava sull’intero campione relativo alle spese dichiarate. Tra le mancanze: spese di personale non correlate al tempo effettivamente impiegato per i progetti, consulenti esterni privi delle qualifiche richieste, spese non attinenti ai progetti e così via. Insomma, non sempre è colpa delle regole complicate di Bruxelles se perdiamo i fondi, ci mettiamo del nostro.