la Repubblica, 27 giugno 2019
L’ospedale delle formiche sede degli incontri dei boss
Pazienti già morti, dimessi come vivi e riportati a casa in ambulanza. Un «centro prenotazioni per vip», ovviamente illegale, gestito a piacimento dal fratello di un boss senza rispettare formalità, liste d’attesa né pagamento del ticket. E ancora, corsie utilizzate per summit mafiosi e per incassare il pizzo”, personale «compiacente oppure sottomesso», falsi referti per le truffe. L’Allenza di Secondigliano, il più potente cartello camorristico di Napoli, utilizzava l’ospedale San Giovanni Bosco come una «base logistica» dell’organizzazione. «La mano criminale del clan era in tutta la vita» del presidio, afferma il collaboratore di giustizia Giuseppe De Rosa. E ora la ministra della Salute Giulia Grillo arriva ad «immaginare lo scioglimento per infiltrazione mafiosa» dell’ospedale. Una struttura di frontiera, già scossa nei mesi scorsi dallo scandalo delle formiche in reparto, dove la stragrande maggioranza di medici, infermieri e impiegati lavora con enorme sacrificio, ma dove era profonda, scrive il giudice, «l’ingerenza criminale» del clan. Il caso è raccontato in uno dei capitoli dell’inchiesta sull’Alleanza che ha portato ieri a 126 ordinanze all’indirizzo dei capi dei gruppi Contini, Mallardo e Licciardi. Nel mirino 5 donne boss una delle quali, Maria Licciardi, è sfuggita alla cattura. Un’istruttoria imponente, diretta dalla pm Ida Teresi, titolare delle indagini con le pm Alessandra Converso e Maria Sepe e il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, seguita personalmente anche dal procuratore Giovanni Melillo. All’inchiesta hanno lavorato i carabinieri del comando provinciale e del Ros, affiancati da Dia, squadra mobile e Finanza. Il cartello impone il racket a tappeto, anche sui migranti ospitati negli alberghi, gestisce truffe alle assicurazioni, investe a Santo Domingo. E controlla l’ospedale. Il pentito Teodoro De Rosa rivela il business «dei falsi sinistri e dei referti utilizzati per finalità illecite», parla di dirigenti che avrebbero «accettato le imposizioni» anche per paura e racconta il trucco di far tornare a casa i morti «facendoli apparire come dimessi da vivi» per trasportarli in ambulanza, già cadaveri, in cambio di 4-500 euro. E poi c’è lo “sconto” sul ticket: «Se un utente non vuole pagare per intero, paga una quota nelle mani del parcheggiatore, che lo accompagna dal medico in ambulatorio».