la Repubblica, 26 giugno 2019
Le azzure del basket si giocano gli Europei
L’estate del basket femminile azzurro inizia domani, a Niš, in Serbia, dove l’Italia aprirà il suo Europeo contro la Turchia. L’occasione è grande e storica: da 24 anni l’Italbasket rosa non raggiunge un grande torneo globale. Le prime sei dell’Eurobasket (condiviso tra Serbia e Lettonia) passano al preolimpico e possono inseguire Tokyo. Ma l’Italia, come sta? Coach Marco Crespi non nasconde l’ambizione. «Partiamo per fare bene, per la storia, e le ragazze lo sanno: vogliamo qualcosa di memorabile». Il basket è finalmente tornato un gioco per ragazze italiane? «Ci abbiamo lavorato, abbiamo lanciato progetti, idee e infine abbiamo raccolto. Ma non confondiamo i piani, non sempre trend di crescita e risultati vanno di pari passo. Sappiamo che rispetto a due anni fa, quando arrivammo a un tiro dalla qualificazioni ai Mondiali, siamo cresciute, ma sono sicuro che questa squadra fra due anni, anche con le stesse ragazze, sarà più forte di ora. Non sarà una partita, o un torneo ad arrestare l’ondata positiva che si è innescata». Il basket però segue una logica binaria: vinci o perdi. «Lo sport è così, ma c’è modo di vincere e modo anche di perdere. Prendiamo l’Under 21 di calcio: parleremmo di una squadra fenomenale, se Francia-Romania non fosse finita 0-0. E avremmo dimenticato tutto il resto. Non deve essere così, bisogna essere più analitici, capire i grandi cambiamenti dello sport nel loro complesso». Durante il cammino di qualificazione il vostro hashtag era #osare. Ora? «Non l’abbiamo cambiato, perché sappiamo bene cosa vogliamo». Cecilia Zandalasini, la stella azzurra, non è al meglio. «Si è storta una caviglia in ritiro e ha saltato 15 giorni di preparazione. Ma l’adrenalina del torneo e la nostra identità di squadra la aiuteranno». Turchia, Ungheria, Slovenia in tre giorni e in un palazzetto che sarà ribollente. «Una fortuna: ciò che le ragazze del nostro basket lamentano spesso è la mancanza di pubblico alle loro partite. Ne avranno tanto, e anche questo le aiuterà a dare il 200%». Ben 7 azzurre su 12 sono laureate o sono studentesse universitarie: vuol dire che le due carriere si possono portare avanti contemporaneamente con successo? «Sicuramente. Inoltre, una ragazza che studia a livello universitario ha un altissimo senso del dovere. In campo, in un contesto di squadra, è fondamentale». Tre di loro, Cubaj, Penna e Romeo, hanno giocato o giocano nel campionato universitario Usa, per non dire di Zandalasini, che ha vinto anche un anello nel campionato pro americano, la Wnba. «Scelta importante, di vita e di basket, e contesto ideale per crescere. Io vorrei la nascita di college, e di un campionato di college, anche in Italia». Anche per le donne del basket però, così come per le calciatrici, il professionismo non esiste. È essenziale per crescere ancora? «Servirebbe come il pane, soprattutto per dare tutele legali ed economiche alle giocatrici. Più oneri per i club significherebbe però dare maggiori garanzie a tutto l’ambiente». Nell’ultima partita del torneo di qualificazione all’Europeo ebbe uno scontro con Raffaella Masciadri, cui non concesse la passerella finale nel giorno del suo addio all’azzurro. Ne nacque una polemica. Tutto chiarito? «Chiarimmo subito, io credetti al contrario che concederle solo pochi secondi in campo non sarebbe stato rispettoso della sua storia. L’episodio venne strumentalizzato, ma finì lì. Ho ricevuto attestati di affetto e vicinanza da tante ragazze di questa squadra. Tutto questo appartiene comunque al passato. Il futuro si chiama Europeo e forse Olimpiade. Ma dobbiamo guadagnarcela. Di sognare ci siamo anche stancati».