Il Messaggero, 26 giugno 2019
Intervista a Tosca
Vuole essere un manifesto, un’opera di denuncia, un’istantanea di forza e intelligenza femminile, una maratona da segnare nel calendario delle date storiche. Domani, 27 giugno 2019, trenta cantautrici e musiciste di tutte le età, alcune figure note (Teresa De Sio, Angela Baraldi, Andrea Mirò, Chiara Civello), e altre meno popolari (ma di cui sentiremo presto parlare), si sono date appuntamento all’Officina Pasolini di Roma (dalle ore 19), quartier generale di Tosca, 52 anni, artista visionaria e combattiva che ha convocato colleghe e amiche per dare il via alla prima edizione di Femminile plurale, una sorta di Stati Generali del cantautorato femminile. Le parole d’ordine sono tre: Noi ci siamo. C’è allegria, ma anche molta rabbia, in questi esili fonemi, come ci spiega Tosca, capostipite di questa rivoluzione gentile che parte a ritmo di canzoni d’autrice.
Lei pensa che le donne nella musica siano invisibili?
«Siamo tornate indietro di almeno vent’anni. Non è possibile che in Italia ci siano solo Giorgia, Fiorella Mannoia, Elisa, che stimo moltissimo, sia chiaro. Le donne musiciste sono infinitamente di più e anche molte brave».
Che cosa è successo?
«È successo che in questi 20 anni di politica regressiva la donna è stata relegata a puro orpello. Deve essere preferibilmente bona e silenziosa. Non importa che sia brava. E poi ci sarebbe un’altra cosa da aggiungere».
Quale?
«La nostra finta democrazia è basata solo sul sesso. La donna deve essere appetibile sessualmente. Non può invecchiare. È un divieto che è stato interiorizzato dalle donne stesse. Molte di noi hanno creduto che bastasse investire sulla bellezza esteriore, sul mito dell’eterna giovinezza. Cioè sul dato più fragile, impermanente. Appunto. Ma se non fai così sei escluso da quel sistema che fa finta di accettarti. Poi però trova il modo di ridicolizzarti. E comunque bisogna cominciare a dire che i volti con le rughe sono belli».
Lei firma la manifestazione con Michele Molina.
«È stato lui a lanciare per primo questa idea».
Cosa pensa il suo compagno, Massimo Venturiello, di questo suo spirito combattente?
«Lui sostiene che io sto esagerando. Speriamo che abbia ragione lui».
Cosa le provoca più indignazione dei comportamenti sociali? «Quando di una donna che ha subito violenza si dice: Se l’è cercata. In certi contesti, le donne sono le prime nemiche delle donne».
Perché?
«Perché tra di noi non esiste quella solidarietà che al maschile si chiama cameratismo».
Lei ha molte amiche artiste?
«Tantissime. Io amo le donne, la loro intelligenza, le loro teste. Provo ammirazione per il talento femminile. Trovo che sia più difficile da dimostrare. Non te ne danno l’opportunità».
Ha mai subito della avances pesanti da uomini di potere?
«Quando ero ragazzina».
Quanti anni aveva?
«Sedici».
Cosa accadde?
«Io già canticchiavo. Mio zio mi volle presentare un dirigente televisivo, che mi accolse nel suo studio e dopo avermi fatto parlare un po’, mi disse: Vai a dire a tua madre che ti aspetta gìù che ti accompagno io a casa a meno che la cosa non ti sembri inopportuna».
E lei cosa rispose?
«Che non era inopportuna dal momento che lui essere poteva essere mio nonno. Detto questo, uscii immediatamente dalla sua stanza. Ne parlò subito con sua madre? Credo di non averglielo mai detto. Mi dispiaceva: era un amico di mio zio».
Una maturità insolita per una ragazzina.
«È esattamente questo il problema. Molte ragazze si convincono di essere state loro a provocare. Entrano nel panico».
Cosa pensa del movimento Metoo?
«Penso che sia stato un bene aprire quel vaso di Pandora. Stimo molto Asia Argento. Ha avuto grande coraggio. E le sono andati tutti addosso».
Viaggiando per il mondo, cosa ha scoperto?
Ho incontrato molte artiste donne. Tutte vivono in condizioni migliori di noi. Anche in Africa sono più evoluti dal punto di vista dei diritti delle donne».