il Fatto Quotidiano, 26 giugno 2019
Retroscena sulla guerra tra Ielo e Fava
C’ è una conversazione intercettata nell ’inchiesta di Perugia che illumina il conflitto tra due pm importanti della Capitale: Paolo Ielo e Stefano Fava. Il 16 maggio, mentre il trojan registra, Fava consegna al collega Luca Palamara le carte (pubbliche) sugli incarichi dell’a v vo c a t o Domenico Ielo, fratello del pm. Sono le consulenze ottenute dalla società in amministrazione straordinaria Condotte. Le carte di Condotte nella conversazione sono messe in relazione a quelle su una causa che vedeva contrapposto il pm Paolo Ielo con Brunella Bruno, sorella del commissario di Condotte, Giovanni Bruno, già imputata di Paolo Ielo, poi assolta. Fava consegna i fogli a Palamara che – secondo i pm di Perugia –vuole usarle contro il pm Ielo perché lo ritiene colpevole di aver trasmesso le carte della Finanza sui suoi rapporti con l’imprenditore Fabrizio Centofanti che poi porteranno all ’inchiesta perugina per corruzione contro di lui. FAVA SPIEGA così il loro contenuto: “Sul fratello di Ielo, la prima pagina che t’ho dato è il sito di Condotte. Tutti gli altri atti che ti ho dato ora (sono, ndr) tutti pubblici: sentenze, rinvio eh... tutto quanto”. Due mesi prima di quel colloquio, il 12 marzo, Il Fatto aveva pubblicato la notizia che lo studio di Domenico Ielo aveva ottenuto, con altri avvocati, da Condotte, sottoposta a vigilanza del Mise, un incarico di consulenza legale del valore di 251 mila euro all’anno (“con progressive riduzioni del 15 per cento in caso di rinnovo”) per assistenza giudiziale e stragiudiziale per cause del valore di 484 milioni. L’incarico risulta dal sito di Condotte, dove però non è precisato, nonostante l’articolo del Fatto lo abbia chiarito, che l’80 per cento del compenso va allo studio Ielo-Mangialardi. Gli altri avvocati si spartiscono solo il 20 per cento. Fava consegna a Palamara le carte del sito di Condotte insieme a quelle del processo partito dal solito pm Henry John Woodcock e concluso a Roma con un’assoluzione già in primo grado per il magistrato amministrativo Brunella Bruno e solo in appello per il generale co-imputato Walter Cretella. Fava mette in relazione l’incarico del 2018-19 a M AGI ST R AT I Il caso Fava consegnò a Palamara le carte (pubbliche) che potevano mettere in difficoltà il procuratore aggiunto che aveva innescato l’indagine di Perugia P iazzale C lo d io La cittadella g iud i z i a r i a di Roma, sotto Paolo Ielo e il fratello avvocato, Domenico Ansa Domenico Ielo con il processo del pm Ielo a Brunella del 2016. Perché Giovanni e Brunella sono fratelli e Giovanni è – tra i tre commissari di Condotte –quello che segue di più le cause legali. Questa è la ricostruzione che fa Fava il 16 maggio del procedimento Bruno-Cretella: “È arrivato da Woodcock al solito impacchettato, Ielo lo ha preso, lo ha trattato come tratta quei processi e alla fine Cretella condannato a una pena bassissima e la Brunella Bruno,(...) e lui non ha impugnato e il fratello di Brunella Bruno al fratello di Ielo gli da qu el l’incarico pazzesco” (...) “nei confronti di Brunella Bruno (...) che tu trovi qua, poi conclude lui e chiede l’assolu – zione per un reato di calunnia e per l’altro reato chiede una pena minima. Poi viene assolta e lui non fa impugnazione”. A prescindere dall’uso scorretto che ne voleva fare Palamara, la questione posta merita un approfondimento. Ielo ha chiesto la condanna per rivelazione di segreto e l’assoluzione nei confronti di Brunella Bruno per la presunta calunnia nel 2016. Poi non ha appellato l’ass oluz ione piena. Passano due anni e nel 2018 il fratello di Paolo Ielo, avvocato affermato, viene scelto da Condotte, guidata anche da Giovanni Bruno, fratello di Brunella. Certo sono passati due anni, ci sono altri due commissari, un comitato di sorveglianza più un giudice delegato e il ministero che vigila. Certo, Ielo è un pm che non appella quasi mai le assoluzioni. Però è sensato porre domande al l’avvocato Ielo su rapporto con Bruno e Condotte. “Ho conosciuto prima il giudice amministrativo Brunella Bruno e poi – spiega con trasparenza l’avvocato Ielo –il fratello. Nel giugno del 2017 ho partecipato a un convegno al quale partecipava in una giornata diversa anche Brunella Bruno. Poi ne ho fatto uno nel 2018 in cui c’era la dottoressa e l’ultimo nel maggio scorso, stavolta come relatore-moderatore insieme a lei. Alla fine di agosto del 2018 mi ha contattato il fratello Giovanni – prosegue l’av v ocato Ielo – telefo – nicamente. Mi ha detto che era uno dei tre commissari di Condotte e che conoscevo sua sorella. Poi mi ha chiesto se avevo conflitti di interessi rispetto a Condotte. Gli ho detto di no e a quel punto mi ha chiesto se il nostro studio poteva assistere Condotte in un contenzioso. Dopo un secondo piccolo incarico, l’avvocato Bruno mi ha richiamato a settembre per chiedermi se volevamo partecipare a una procedura di selezione per un incarico più importante. Così siamo stati selezionati”. LAS C H E DA A Perugia È indagato per corruzione Luca Palamara, pm a Roma, ex Csm, leader di Unicost. E, per rivelazione di segreto e favoreggiamento, i magistrati Luigi Spina e Stefano Fava. Nelle intercettazioni Palamara, Luca Lotti e Cosimo Ferri parlano di nomine di magistrati e membri del Csm L’e s p o sto Il pm Fava ha segnalato al Csm che l’ex procuratore di Roma Giuseppe Pignatone non si sarebbe astenuto su vicende che riguardavano soggetti per i quali aveva lavorato suo fratello, avvocato. L’esposto accenna a incarichi del fratello avvocato del procuratore aggiunto Paolo Ielo Toghe in lite La vicenda Il fratello de l l’i mput at a e il fratello de l l’acc u s atore : “Nessun conflitto di interessi” COR RUZ ION E Agenzia delle Entrate, in cella l’ex direttore provinciale di Como qCORRUZIONE e rivelazione di segreti di ufficio: per questi reati ieri la Guardia di Finanza di Como ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dell’ex direttore provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Como (ora direttore dell’Agenzia di Varese) e di un funzionario della stessa agenzia già in servizio a Como e ora capo area dell’ufficio legale dell’agenzia a Pavia. Ai domiciliari il titolare del 33,33% del capitale sociale di Tintoria Butti srl, mentre sono finiti in carcere quali mediatori della corruzione due titolari dello studio commercialista Pennestrì di Como. Per gli investigatori, il titolare del 33,33% di Tintoria Butti, quale corruttore, tramite i commercialisti avrebbe promesso e in parte corrisposto una cifra non inferiore ai 2.000 euro al capo team dell’ufficio legale, affinché accogliesse un ricorso presentato davanti alla Commissione Tributaria di Como. Prima di essere trasferito a Varese, il direttore dell’agenzia di Como si era impegnato a favorire la chiusura dell’accertamento attraverso una transazione di 25 mila euro. Il suo successore non aveva però accettato la transazione, nonostante le insistenze del capo team dell’uf – ficio legale. L’A SS OLUZ IO NE di Brunella Bruno diventa definitiva per il mancato appello di Ielo il 23 settembre 2016. La nomina per sorteggio di Bruno a commissario Condotte è dell’agosto 2018. Il primo convegno tra l’ex imputata Brunella e il fratello dell’inquisitore risale a 9 mesi dopo la mancata impugnazione. Spiega Domenico Ielo. “Né Brunella né Giovanni Bruno mi hanno mai parlato di mio fratello. Non sapevo che era stato pm contro Brunella”. Imbarazzo per la coincidenza? “Nessuno. Difendo colossi come Eni, Mediaset, Iliad. Non ho visto nulla di strano nella proposta di Condotte”. Domenico Ielo è stato socio del grande studio Erede-Pappalardo e da un paio di anni si è messo in proprio con Giovanni Mangialardi. Visto che il sito non riporta tutti gli incarichi, approfittiamo per fare un po’ di trasparenza: “Oltre a quello da 250 mila euro, ci sono tre incarichi extra. Il primo incarico – spiegano dallo Studio Ielo-Mangialardi – vale 12 mila euro, il secondo 3 mila, il terzo 18.200, più Iva”. I compensi non sono stati ancora pagati da Condotte. Più ridotta la quota del gruppo Eni sul fatturato milionario dello studio. Nel biennio 2018-2019 Eni Spa vale 10.075 euro, Agi ha pagato 26 mila euro, Syndial 18.795 e Eni servizi solo 5mila euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA