la Repubblica, 26 giugno 2019
Procedura d’infrazione, mancano ancora due miliardi
Ancora non ci siamo, ciò che l’Italia si prepara a mettere sul piatto della trattativa con la Commissione europea non è sufficiente ad evitare la procedura sul debito tricolore. Un messaggio secco e allarmante quello partito ieri da Bruxelles tramite i canali riservati al termine della riunione settimanale del collegio presieduto da Jean-Claude Juncker. Adesso il tempo stringe veramente, i gialloverdi devono fare di più se vogliono evitare di ipotecare il futuro del Paese. Perché senza sforzi ulteriori, martedì prossimo Bruxelles approverà le raccomandazioni con il percorso di rientro che commissarierà l’Italia almeno fino al 2024-2025. A quel punto tra il Paese e la procedura ci sarà solo la riunione del 9 luglio dei ministri delle Finanze europei, che hanno l’ultima parola sul dossier.Ieri il commissario Ue Pierre Moscovici ha illustrato la situazione ai colleghi. Ma la colomba francese non è stata in grado di prospettare un imminente accordo con l’Italia. Anzi, per raggiungerlo manca ancora parecchio. Bruxelles per evitare la procedura chiede di tappare il buco nei conti 2018 e 2019, nove miliardi già frutto di sconti, e di dare serie garanzie che nel 2020 l’aumento dell’Iva sarà sostituto da misure permanenti e credibili. Idem per l’eventuale flat tax. Nei contatti riservati, fino ad oggi il governo non ha indicato misure sufficienti: sul piatto mette circa sette miliardi tra risparmi da reddito di cittadinanza e quota 100 (che senza clausole a garanzia per la Ue non sono certi) e le entrate di Bankitalia, Cdp e contenzioso con Gucci. E sul 2020 non ci siamo proprio: Conte e Tria non sono ancora riusciti a dare garanzie credibili.Dunque è con scetticismo che a Bruxelles si aspetta il decisivo Consiglio dei ministri di questa sera. E infatti ieri il portavoce di Juncker spiegava che «il lavoro preparatorio sulla procedura prosegue». Salvo un colpo di reni del governo, quindi, sarà venerdì a margine del G20 di Osaka che per l’ultima volta Juncker presserà Conte sperando di fargli capire la gravità della situazione. In Europa quasi nessuno vuole davvero uno strappo, che può essere scongiurato però solo con misure capaci di salvare la faccia alle regole dell’euro. Misure che finora i gialloverdi non hanno messo sul tavolo nonostante Roma rischi una procedura che la costringerebbe a risanare i conti fino al 2024-2025 in modo da arrivare a fine percorso con il debito in discesa mentre senza interventi il prossimo anno salirà ancora, oltre quota del 135% del Pil.Insomma, serve un quasi miracolo per evitare il peggio, anche perché dopo Osaka i leader europei voleranno direttamente a Bruxelles, dove domenica sera si terrà un nuovo vertice sulle nomine Ue che potrebbe dilagare fino a lunedì. Se non fino a martedì, proprio il giorno in cui la Commissione, in concomitanza con l’insediamento dell’Europarlamento, si riunirà a Strasburgo per decidere sull’Italia. Tempi stretti, stanchezza dei leader e scarsa consapevolezza dei rischi da parte della maggioranza gialloverde: una mix esplosivo che potrebbe costare caro al Pa ese.