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 2019  giugno 26 Mercoledì calendario

Sesso, droga e Gangnam style. Processo ai vip Sudcoreani

Oppa Gangnam style! Ricordate il tormentone ritmato dai curiosi saltelli di Psy, il più noto tra i divi del K-Pop, la musica che dalla Corea del Sud ha tracimato conquistando milioni di giovani nel mondo? Ora, Gangnam è il quartiere più elegante di Seul, dove vivono i belli, ricchi e famosi: un po’ la Beverly Hills d’Asia, insomma.
E la canzone di Psy (tre miliardi di visualizzazioni su YouTube) ha contribuito a farlo conoscere nel mondo come luogo trendy ed esclusivo, dove i giovani possono incontrare i loro divi preferiti nei locali e nei night club che non chiudono mai: luci, musica, grattacieli e soldi tanti soldi. Forse troppi: nelle ultime settimane la polizia, racconta la Bbc in un lungo servizio, ha portato alla luce una realtà che fa a pugni con l’immagine dorata dell’alcova dei Vip sudcoreani: stupri, droga, traffici di minorenni costrette a prostituirsi.
Uno scandalo senza precedenti che ha fatto tremare la Seul che conta. A partire da Seungri, al secolo Lee Seung-hyun, componente della boy band Bigbang, tra i più celebri del K-Pop: accusato di aver fornito prostitute ai suoi contatti, ha deciso di lasciare il mondo dello spettacolo: «Sono innocente e voglio difendermi». Un altro a cadere è Yang Hyun-suk, il capo della produzione della major YG Entertainment, l’uomo dietro al successo di Gangnam Style. Accusato di traffico di droga, si è dimesso «per meglio contrastare queste falsità».
Il sistema. Molte stelle della musica si scambiavano
online i video delle loro (porno) bravate
Altro che Harvey Weinstein: gli investigatori hanno interrogato almeno 4 mila persone e l’inchiesta sembra, al momento, aver grattato soltanto la superficie di un malcostume con ramificazioni nella criminalità organizzata. Secondo l’inchiesta della Bbc, tutto è partito da un sentimento di impunità che permetteva a molte stelle del K-Pop di comportarsi senza freni inibitori, tanto da scambiarsi online i video delle loro (porno) bravate e vantarsi nelle chat di voler violentare questa o quella ragazza. Uno dopo l’altro si sono trovati a dover evitare i flash dei fotografi e le domande dei cronisti mentre venivano convocati dalla polizia per rispondere dei reati di cui erano via via imputati, dal consumo di droga allo stupro. Abituati ad attraversare folle di fan adoranti, molti di loro hanno mostrato imbarazzo al punto di riuscire soltanto a balbettare scuse ridicole.
Ma l’operazione a Gangnam ha anche rivelato un mondo oscuro e pericoloso che si celava (e forse si cela ancora) dietro ai neon che rendono ogni notte simile al giorno. Uomini ricchi e potenti che non esitavano a «ordinare» ragazze (anche minorenni) per i loro miseri giochi erotici. Spesso con l’aiuto di droga e anestetici: c’era chi voleva al proprio tavolo una ragazza in stato di semi incoscienza, una «zombie», com’era definita in gergo, perché così funzionava il divertimento. A questo punto, il ritornello di Psy sembra davvero un’aberrazione.