Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  giugno 26 Mercoledì calendario

Rivoluzione in Islanda, riconosciuta l’opzione gender x all’anagrafe

Niente più distinzioni tra nomi maschili e femminili: gli islandesi potranno scegliere i nomi che vorranno per i loro figli, indipendentemente dal sesso degli stessi. A livello legale, come spiega la stampa islandese, nel registro nazionale dei nomi non ci sarà più la classica distinzione e chiunque sarà in grado di prendere qualsiasi nome che compare nel registro.Si tratta di un cambiamento epocale nelle convenzioni sui nomi dell’isola nordica. Secondo le precedenti disposizioni normative, «alle femmine devono essere dati nomi femminili e ai maschi devono essere assegnati nomi maschili».
La rimozione del genere dai nomi è una delle modifiche che entreranno in vigore come parte della legge sull’autonomia di genere che il parlamento islandese ha approvato la scorsa settimana. Un cambiamento che, come riporta l’Iceland Review, riguarda i genitori che vogliono dare un nome ai loro figli, ma anche gli adulti che vogliono cambiare ufficialmente i loro nomi. Ma non è tutto: la legge sull’autonomia di genere dà anche agli islandesi il diritto di cambiare il loro sesso in base alla loro esperienza di vita e di registrarsi come non maschi e non femmine, indicando una x sui documenti anagrafici. Un aspetto che conferma l’Islanda all’avanguardia a livello mondiale nel riconoscimento dei diritti Lgbti.
Solo in rari casi erano ammessi nomi unisex, da poter attribuire a maschietti e femminucce. Se una donna voleva prendere un nome registrato come maschile, ha scritto il magazine di Reykjavík, deve presentare domanda al comitato di denominazione islandese per l’approvazione, e viceversa nel caso di un uomo che voleva un nome di donna.
Ma come si è arrivati a questa nuova legge? Tutto è partito nel 2013, quando Blær Bjarkardóttir Rúnarsdóttir, allora quindicenne, è stata informata dalle autorità che avrebbe dovuto cambiare nome perché Blær era ammissibile come nome di maschio. La madre, Björk Eisdóttir, l’aveva battezzata Blær citando casi precedenti di donne con questo nome, ma non aveva ricevuto l’approvazione del comitato nazionale, tanto che i documenti ufficiali come il passaporto si riferivano alla giovane come Stúlka, vale a dire ragazza. Blær e Björk hanno citato in giudizio lo Stato islandese per il diritto della ragazza di continuare ad usare il suo nome e hanno vinto la causa. Un caso simile si è poi ripetuto con una bambina i cui genitori volevano chiamarla Alex, nome da maschio per il registro nazionale. Si è così arrivati al nuovo Gender Autonomy Act, che andrà a modificare per quelle persone che indicheranno come genere la x di essere neutrali anche rispetto al patronimico. La consuetudine è che ai bambini venga dato un nome e che li si qualifichi come figli o figlie di usando i suffissi -son o -dòttir. Ma ora ci sarà anche un’opzione di genere neutrale con il finale -bur. Un esempio pratico con il nome Alex: se femmina sarà Alex Jónsdóttir (figlia di Jon), se maschio Alex Jónsson (figlio di Jón) e in futuro questa persona potrebbe scegliere anche di farsi chiamare Alex Jónsbur (per il genere neutrale).