ItaliaOggi, 26 giugno 2019
Oro, meglio averlo in lingotti
«Cosa ricavo dall’anello della nonna?» si chiede la Zeit. Meno di quanto sperate, avverte il settimanale, se va bene ve lo valuteranno tanto al peso. Attenti a investire in gioielli, comprateli se vi piacciono, ma come investimento spesso sono una delusione. In banca offrono interessi che neanche coprono le spese di gestione e l’inflazione. La borsa, come sempre, è insicura. Basta che Trump si svegli di malumore e una sua dichiarazione fra crollare le azioni in Europa. La tentazione di investire in oro è sempre forte. Chi lo avesse acquistato nel 1999 a 8 dollari al grammo, dodici anni dopo avrebbe guadagnato una fortuna, nell’agosto del 2011 era giunto a 60 dollari. Oggi è sceso a 37 euro al grammo, sempre un bel guadagno ad averci pensato vent’anni fa, e il 10% in più rispetto a sei mesi fa.I tedeschi rimangono fedeli all’oro: il 6,5% di tutto l’oro esistente è in mano loro. La Bundesbank detiene 3.370 tonnellate, al secondo posto dopo gli Usa. E i privati cittadini possiedono più oro della loro Banca centrale. Però, avverte il settimanale di Amburgo, bisognerebbe comprare lingotti, e non investire in anelli, collane, braccialetti. Quando li comprate pagate anche per il lavoro, o per il nome del gioielliere. Solo il 38% dei privati ha investito in monete o in lingotti. Quando li vendete, l’oro ve lo calcolano al peso, e vi tolgono anche il costo per fonderlo. E, magari, qualche tempo dopo vedete il vostro gioiello esposto in vetrina come pezzo d’antiquariato, a un prezzo quattro o cinque volte di quello che siete riusciti a ottenere.
Un avvertimento che vale anche per le pietre preziose. La trasmissione più seguita ogni giorno alla Tv è Bares für rares, cioè contanti per una rarità. Gli esperti esaminano gli oggetti che volete vendere, e li valutano, e qualche volta vi svelano che avete comprato una crosta invece di un Picasso, e un pezzo di vetro per un diamante. Poi, il vostro oggetto viene comprato, oppure no, da cinque antiquari. E il prezzo cambia, non solo perché loro devono avere un margine di guadagno e della possibilità di trovare un cliente cui interessi.
Una signora presenta un orologio tempestato di brillanti, firmato da Cartier, comprato negli anni Ottanta, a 15 mila euro in base al cambio. L’esperto lo valuta 12 mila. Ma nessun antiquario lo comprerà: è fuori moda, chi va in giro oggi con un orologio con i brillanti, e chi ha soldi da spendere caso mai se lo compra nuovo. Le spille non sono più di moda. Vanno smontate e il materiale usato in altro modo. C’è mercato solo per i solitari, purché le pietre siano perfette e abbiano un taglio moderno. In quanto ai gioielli in oro, quelli tedeschi sono a 14 carati, gli italiani più cari perché il nostro oro è di solito a 18 carati. Perché mai? Già nell’Ottocento i tedeschi erano, diciamo, più democratici, e creavano gioielli in oro meno pregiato per chi non avesse molti mezzi. Quindi, i turisti italiani, stiano attenti se credono di aver trovato un’occasione a Berlino o a Monaco. I rivenditori vi offorno poco più di 22 euro al grammo per l’oro a 18 carati, e circa 17 per quello a 14.
Ha più fortuna chi si presenta con un giocattolo della sua infanzia. Quelli di latta sono ricercati dai collezionisti che chiudono un occhio su qualche graffio. Un orologio di pregio magari non trova mercato, ma un’automobilina degli anni Cinquanta può costare anche 2 mila euro, sempre che abbia anche la sua scatola originale. Ma quale bambino conserva le scatole dei giocattoli avuti a Natale? E un Teddybär, un orsacchiotto di peluche, degli anni Venti è stato subito comprato per 5 mila euro. Quanto all’oro, consiglia Focus non vendetelo ora, a meno che non abbiate bisogno di contanti. Forse tra dieci anni, forse tra dieci mesi, chissà, potrebbe tornare alla quotazione del 2011.