il Fatto Quotidiano, 25 giugno 2019
I tampax finiscono nei libri
Con la cultura non si mangia, ma in qualche caso si risparmia. Non solo perché, studiando, si evitano dispendiose ripetizioni extra curricolari, ma anche perché i libri possono risultare determinanti nella vita di tutti i giorni. “Non giudicate questo volume dalla copertina”, è il messaggio lanciato da The Female Company, giovane start up femminista tedesca. E infatti, come un tempo alcuni libri-contenitori negli scaffali dei nostri nonni, The tampon book nasconde al suo interno 15 assorbenti femminili “biologici, coltivati e lavorati senza prodotti chimici e pesticidi”.
L’iniziativa, nata dopo una petizione su change.org che ha raccolto oltre 175 mila firme, nasce come forma di protesta contro la tassazione al 19 per cento dei tamponi in Germania. Un po’ come accade nel nostro Paese, dove l’Iva raggiunge addirittura il 22 per cento e il dibattito su una sua riduzione si è rivelato finora nullo (o ridicolo).
L’incredibile differenza sta tutta nella parola “lusso”: “Il caviale, il tartufo, alcune pitture a olio – si legge nel comunicato di lancio del Tampon book – sono tassati al 7 per cento, mentre i prodotti sanitari femminili al 19. Con questa acrobazia legale, The Female Company vuole creare consapevolezza sulla strutturale discriminazione nei confronti delle donne”. Un proposito di bandiera? Neanche per idea: pubblicato ad aprile, il volume ha visto la prima tiratura esaurita in un solo giorno e la seconda in una settimana. Acquistabile in tedesco o in inglese direttamente sul sito della società, al prezzo di 3,11 euro, finora il volume ha venduto dieci mila copie. Praticamente quanto un nostro best-seller (per intenderci: Fedeltà di Marco Missiroli, in cinquina al Premio Strega, ne ha vendute poco più di sedici mila).
È cultura questa? Anche. Nell’“acrobazia legale” sono contenuti alcuni racconti umoristici sulle mestruazioni, dai tempi biblici a oggi, accompagnati dalle illustrazioni di Alica Läuger e Ana Curbelo. “L’intento delle autrici – ha spiegato una delle fondatrici della start up che, va detto, vende assorbenti e non libri – è quello di spiegare quanto il tema delle mestruazioni sia culturalmente rilevante. Un tabù di cui non si parla ancora apertamente”. E in effetti basta pensare alla terminologia usata in Italia per nascondere un “evento mensile” di cui quasi bisogna vergognarsi: ciclo, marchese, cose, indisposizione, neanche fosse una malattia. Germania, Danimarca, Svezia, Norvegia, Ungheria sono i Paesi europei in cui l’Iva sugli assorbenti rimane molto alta. Nel Regno Unito, invece, la tassazione è al 5 per cento, in Francia al 5,5, in Belgio al 6. E nel resto del mondo va pure meglio: il Canada l’ha abolita, così come l’Australia, l’India e lo stato di New York. In Kenya gli assorbenti vengono distribuiti gratis nelle scuole. In Italia, dicevamo, il dibattito è surreale. Un mese fa la Camera ha bocciato un emendamento del Pd al dl Semplificazione sulla tampon tax. Il capogruppo M5s Francesco D’Uva, intervenuto a Omnibus su La7, ha spiegato: “Non c’era la copertura finanziaria e poi siamo per l’ambiente, non vogliamo andare sull’usa e getta”. Da qui il consiglio da esperto: “Ci sono le coppette”.
All’inizio del 2018 la scrittrice Élise Thiébaut ha pubblicato Questo è il mio sangue (Einaudi), un volume con informazioni chiare e dirette sul ciclo mestruale. L’artista Rupi Kaur ha pubblicato un’immagine provocatoria (censurata da Facebook) in cui mostra pantaloni e lenzuola sporche di sangue. Chissà che, alla fine, la cultura non ci aiuti anche a comprare da mangiare.