la Repubblica, 25 giugno 2019
Intervista a Mahmood
Il cantante, in concerto a Bellaria-Igea Marina il 5 luglio, si racconta dopo i successi di Sanremo e dell’Eurosong Contest: “Tengo i piedi per terra”. E intanto prepara il nuovo album. “Melodia e ritmi arabi"
Il programma della Notte Rosa è molto ricco ma non c’è dubbio che uno degli appuntamenti più attesi delle centinaia di concerti, incontri, eventi di venerdì 5 luglio nelle location più suggestive della Romagna e delle Marche è lui, Alessandro Mahmood, vincitore del Festival di Sanremo, secondo classificato all’Eurosong Contest, sarà al Beky Bay di Bellaria Igea Marina, per una delle molte tappe del suo “Summer Vibes Tour”, che lo sta portando da un capo all’altro dell’Italia: «È un paese meraviglioso», dice lui, «ogni città ha delle sorprese e delle meraviglie. Certo, non ho tanto tempo per vedere quello che dovrei, ma è comunque un’esperienza bellissima. Il successo è travolgente, ma cerco di tenere i piedi per terra e non perdere il contatto con la realtà e con le persone a cui voglio bene».
Il successo è dovuto anche a una musica che è in bilico tra generi diversi.
«Si, io vorrei provare a fare una musica che non c’è. Mi piace chiamarla Moroccan Pop, perché così si capisce che non assomiglia ad altre cose e che nasce dalla fusione di tante musiche diverse. Provo a mettere insieme le musiche arabe, le canzoni di Lucio Battisti, l’hip hop e il rap che ho sempre amato».
Lei è arrivato in una fase nuova della musica italiana, tanto rinnovamento e tanti giovani.
«È un periodo molto positivo, credo che il talento che c’è in giro sia tanto e che la musica di oggi sia interessante. Non conta quale sia il genere, può essere trap o canzone, ogni genere va bene per provare a dire qualcosa di interessante. Bisogna smettere di usare le solite etichette e provare a ragionare diversamente, mantenendo solo una distinzione: quella tra musica bella e musica brutta, e provando a stare con le orecchie aperte ad ascoltare di tutto».
E lei cosa ascolta?
«Tanta musica americana e inglese ma anche moltissima musica italiana, i cantautori del passato e molta musica di oggi. Ho cercato, con il mio stile, di mettere insieme tutto quello che ho ascoltato e che ha fatto di me quello che sono, cercando di fare quello che mi piace e di raccontare storie vere».
Tutto vero, sempre?
«Racconto le esperienze che ho avuto, poi ovviamente le metto nei brani, diventano delle storie in cui la gente può riconoscersi. Non sono il solo ad aver avuto certe esperienze, sia belle che brutte, e tanti ragazzi mi scrivono che le cose che canto le hanno vissute anche loro. E questo mi rende orgoglioso, perché io cerco di raccontare la vita».
Come in ‘Soldi’, dove la storia che racconta è la sua, quella del rapporto con suo padre…
«Anche quella è una storia simile a quella che hanno vissuto tanti ragazzi, magari in maniera diversa dalla mia ma con le stesse tensioni e difficoltà. Io ho raccontato una realtà che ho vissuto in prima persona».
La realtà di una vita nella periferia di Milano di un ragazzo che di nome fa Alessandro e di cognome Mahmood… «La mia è una realtà comune, a Gratosoglio sono stato a scuola con ragazzi cinesi, romeni, algerini, ma siamo tutti cresciuti allo stesso modo, la mia generazione è cresciuta in maniera diversa dalle precedenti e non fa tutte queste differenze».
Com’è lo spettacolo che propone? «Musica dal vivo, con una band di ragazzi molto bravi, come Marcello Grilli, Francesco Fugazza ed Elia Pastori. Faccio soprattutto i brani del mio album, Gioventù bruciata, pezzi come Soldi, Il Nilo sui Navigli, Anni ‘90, Remo e Sabbie Mobili. Ma anche qualche canzone nuova, sono già al lavoro per il prossimo album, ho già molti brani pronti, vedremo cosa ne verrà fuori».
L’esperienza dell’Eurovision Song Contest ha dimostrato che c’è un potenziale anche per il successo fuori dai confini del nostro paese.
«È stata un’esperienza molto bella, l’Eurovision Song Contest è un grande circo ma è divertente e mette insieme gente di tanti paesi diversi.
Mi ha dato grande entusiasmo, ho sempre sognato di portare la mia musica anche fuori dall’Italia. Il risultato è stato magnifico, ho capito che c’è interesse per la mia musica, che le canzoni viaggiano con facilità al di la dei confini, e che posso aspirare ad altri risultati».
Lei in Europa rappresenta la musica italiana. Ma non quella tradizionale, la “nuova” musica italiana.
«Non credo di rappresentare niente, a dire il vero, ma credo che si sia davvero in un momento molto bello per la musica italiana. La vittoria a Sanremo, il risultato dell’Eurovision credo possano spingere tanta gente a pensare che la musica italiana è fatta di tante cose diverse, che c’è un movimento di ragazzi che suonano cose nuove e che hanno la mente aperta al mondo, cose che possono piacere anche fuori dai nostri confini».