Corriere della Sera, 25 giugno 2019
Intervista a Maria Stella Gelimini che si candida a leader di Forza Italia
Mariastella Gelmini è stata la prima a parlare del congresso di Forza Italia e ora, con il treno delle primarie azzurre instradato su un binario libero da Silvio Berlusconi, ha deciso di rompere gli indugi: «Io mi candido...». La cornice di questa scelta – che prescinde dal passo in avanti già fatto da Giovanni Toti e da Mara Carfagna per scalare la leadership del partito – ha solidi appigli nell’asse geografico Milano-Brescia, tra i sindaci e i consiglieri regionali in Lombardia e nel Nord, nell’associazionismo non solo cattolico, nei ceti professionali e produttivi. Tanto da far dire a Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia, che la sua «candidatura sarà rappresentata da una fotografia di gruppo e non dall’immagine di una sola persona». Di tutto questo il presidente Berlusconi è al corrente .
Presidente, alle primarie, dunque sarete almeno in tre: Toti, Carfagna e lei...
«Mi permetta però di inquadrare bene questa nuova fase che sta attraversando il partito. Il presidente Berlusconi ha inaugurato un nuovo corso e, con un grande gesto di generosità, ha reso contendibile il partito. Però, ora dobbiamo essera all’altezza della sfida lanciata da Berlusconi: il dibattito non deve essere autoreferenziale e incentrato sulla selezione della classe dirigente ma deve catturare l’attenzione degli elettori».
Dentro Forza Italia si parla poco di programmi?
«Dobbiamo ripartire dall’Italia che produce non da quella che aspetta il reddito di cittadinanza. Puntare sul ceto medio indebolito dalla crisi: no al salario minimo, sì al taglio del cuneo fiscale perché Forza Italia rappresenta il paese che lavora e che fa impresa. Gli imprenditori, non solo al Nord, sono stanchi di Di Maio che li chiama prenditori».
A proposito, è orgogliosa della squadra Fontana-Malagò-Sala-Zaia che ha strappato alla Svezia le olimpiadi invernali del 2026?
«Va dato atto che ha agito una grande squadra. Ha vinto la buona amministrazione: poche chiacchiere e fatti concreti».
Forza Italia, che sul territorio governa con la Lega, sarà sempre collocata nel centrodestra?
«Sì perché Berlusconi è il fondatore del centrodestra. Ma non saremo la stampella della Lega, alla quale chiediamo pari dignità, né strizzeremo l’occhio alla sinistra come facevano i vecchi partitini di centro. Tra la destra di Salvini e la sinistra di Zingaretti c’è uno spazio enorme e Forza Italia si deve attrezzare per una grande campagna di ascolto soprattutto per intercettare quei milioni di italiani che non vanno più a votare. E penso anche al mondo cattolico, ai valori della famiglia, alla crisi della natalità, al welfare per l’infanzia e le mamme...».
Però Forza Italia sembra presa più dalle beghe interne che dai programmi. Come è partito il nuovo board di cui anche lei fa parte, con Antonio Tajani e Anna Maria Bernini, insieme ai coordinatori Toti e Carfagna?
«Toti è partito con il piede sbagliato. Il board non è ancora stato convocato dal presidente Berlusconi e lui già si è mosso comportandosi da leader dimenticando che è un nominato, come tutti noi. Anche lui è un commissario a tempo e sarebbe surreale se Forza Italia passasse dai nominati di Berlusconi ai nominati da Toti».
Toti ha evitato una scissione, rimane nel partito.
Gli equilibri
Siamo nel centrodestra
Ma è enorme lo spazio tra la destra di Salvini e la sinistra di Zingaretti
«La scissione non avrebbe fatto bene al partito. Sono contenta del suo ritorno dopo averlo visto ai comizi della Meloni e di Salvini più che a quelli di Forza Italia».
Reggerà lo schema Giovanni Toti al Nord e Mara Carfagna al Sud?
«È corretto pensare di rappresentare tutti i territori ma non siamo né Forza Nord né Forza Sud. Siamo Forza Italia, un partito autenticamente nazionale».
Ora lei non rischia di apparire come terzo incomodo tra i due coordinatori indicati da Berlusconi?
«Il primo a chiedere primarie aperte è stato Toti. Magari alla fine saremo anche in 4 in 5: dobbiamo tornare ad essere inclusivi – riflettendo molto sugli elettori che hanno abbandonato Forza Italia – altrimenti non saremo mai più un partito del 15-20%».
Il tavolo delle regole di cui lei fa parte deve stabilire un percorso: congressi territoriali o primarie nazionali?
«Il percorso si vedrà, non entro nei tecnicismi. È sicuro però che la sfida dovrà essere collegiale: coinvolgendo sindaci, amministratori locali e parlamentari. Poi chi si vuole candidare alle primarie lo farà liberamente. E sarà un bene: più candidati vogliono dire più opzioni politiche».
Lei ci sarà, dunque.
«Il mio curriculum – consigliera comunale e regionale, coordinatrice in Lombardia, parlamentare – mi consente di farlo».
Che succede a Forza Italia in caso di voto anticipato?
«La nuova fase è partita. Non potevamo restare fermi dopo una prova elettorale non esaltante nonostante il grande successo personale del presidente Berlusconi».