ItaliaOggi, 25 giugno 2019
In Germania è boom di personal trainer
Scompaiono i fitness center, quelli giganteschi con centinaia di clienti, con sauna, piscina, e decine di macchine sempre più sofisticate, ma se ne aprono molti altri, piccoli centri per pochi. Non si fa ginnastica da soli, a tu per tu con bilancieri e molle, ma si richiede l’assistenza di un personal trainer, che ti conosce, sa che cosa desideri e rispetta i tuoi limiti. Almeno, dovrebbe. È una professione di moda, e ancora poco controllata. In Germania devi seguire un corso professionale di tre anni se vuoi diventare parrucchiere o falegname, ma ottieni una licenza in settimana se chiedi di poter rimettere in forma i muscoli di un sedentario.Le palestre sono 9.300, i trainer sono 212.400, e sembra che non bastino ancora. Ma sono una minoranza quanti hanno seguito corsi di fisioterapia, o comunque siano preparati. A un personal trainer è richiesto di essere in forma e di saper eseguire gli esercizi che ti dovrebbe consigliare. Eppure, basta un movimento sbagliato per mandarti dall’ortopedico. Io ho la mia personal trainerin, cioè una donna, non perché sia un fanatico della ginnastica, anzi ho sempre odiato l’atmosfera dei fitness center. Mi abbonavo, pagavo, e poi non andavo, sempre con qualche scusa per autoassolvermi. La mia allenatrice se ne va ogni anno in California a rinnovare il suo patentino, e torna sempre con qualche nuovo esercizio. Così non ci annoiamo. Andiamo in una palestra tanto riservata da assomigliare a uno spaccio di alcolici durante il proibizionismo. Niente a che vedere con un fitness center occupato dai culturisti e dai fanatici che sognano di assomigliare a Cristiano Rolando.
È un ex negozio ristrutturato, due ambienti, più uno striminzito spogliatoio, e in cui c’è posto al massimo per tre coppie. Di solito, siamo soli. Lei prenota la nostra ora, e a fine mese paga dieci euro per ogni seduta al collega che si è messo in proprio, stufo a sua volta di lavorare per un grande club, dove i soci pagano migliaia di euro all’anno, e a lui andavano gli spiccioli tanto all’ora, con ferie e malattie non pagate. In alcuni club, mi racconta, assumono, anzi assoldano, giovani impreparati, e nel migliore dei casi li pagano secondo la tariffa dei minijob, un massimo di 450 euro al mese.
Il Verband, l’associazione di categoria, fornisce cifre esatte nel Trainer Magazin. Un personal trainer ha in media 38 anni, e l’80% tra i 30 e i 49 anni. I giovanissimi sono meno del 10%. Ma solo il 30% ha una qualifica professionale elevata. In media un’ora costa 87 euro. La mia amica che mi sopporta da dieci anni è molto più economica, mi offre un trattamento di favore come cliente di vecchia data, non aumentando le tariffe. Si intende che la tariffa è per un’ora da solo, qualcuno allena due o tre clienti alla volta, ma non dovrebbe. Per gruppi di una decina di clienti, si scende a 26 euro. I personal trainer che svolgono il lavoro come attività secondaria sono ovviamente molto più a buon mercato. Ma il rischio di cadere nelle mani di un fanatico dilettante è inversamente proporzionale al prezzo.