Corriere della Sera, 25 giugno 2019
Seguito del ragazzo morto all’università
Roma Responsabilità più ampie di una manifestazione abusiva emergono dalle indagini sulle feste all’interno della Sapienza di Roma, l’ultima delle quali ha fatto da sfondo alla morte di un 26enne che scavalcava un cancello per parteciparvi. Nel fascicolo aperto in Procura sul precedente e analogo evento (l’annuale Teppa Fest di fine primavera) oltre ad iscrivere ventuno ragazzi con l’accusa di violenza privata, il pm Erminio Amelio sta scavando nelle possibili omissioni del rettore Eugenio Gaudio, che di questi appuntamenti è sempre stato al corrente in anticipo senza mai davvero contrastarli, e degli addetti al servizio di vigilanza privata che in nessuna delle numerose occasioni hanno eccepito sull’apertura notturna del cancello principale della cittadella universitaria su piazzale Aldo Moro. Contro il Rettore è stato critico due giorni fa anche il prefetto Gerarda Pantalone («Avevamo invitato Gaudio a segnalarci eventi abusivi che potevano comportare l’intervento della polizia. Ma non è successo e non capisco perché»); ieri invece si sono fatti sentire sia il ministro dell’Interno Salvini («Perché il Rettore tollera l’illegalità e non fa nulla?»), sia quello dell’Università e Ricerca, Marco Bussetti («Chiederemo spiegazioni»). La Sapienza ribadisce che la festa di venerdì notte «è stata organizzata senza richiedere alcuna autorizzazione. Come succede in questi casi, si è provveduto a inviare un’informativa alle forze dell’ordine e all’Asl, allertando inoltre il commissariato interno». E aggiunge: «La prassi di presentare un esposto alla procura, negli anni ha portato all’accertamento di responsabilità e alla persecuzione di illeciti».
Nel caso della scorsa primavera, gli agenti della Digos e del commissariato Università presenti alla festa denunciarono chi ebbe un ruolo più attivo nell’organizzazione: apertura dei cancelli, trasporto delle casse di birra, allestimento del palco e dell’impianto sonoro. Si tratta di ragazzi e ragazze tutti compresi tra i 20 e i 22 anni, tranne uno di qualche anno più grande. In maggior parte sono studenti stessi della Sapienza, appartenenti ai collettivi studenteschi romani, ma ci sarebbero anche soggetti venuti da altri ambienti.
Quanto alla morte del 26enne Francesco Ginese, invece, il pm Stefano Rocco Fava si muove su un doppio binario. In primo luogo, ricostruire le circostanze del ferimento del ragazzo, che ha avuto un’arteria recisa dallo spuntone dell’inferriata che scavalcava. Un incidente, senza dubbio, dovuto a una scelta improvvida, dato che il cancello principale era aperto anche quella notte. L’ipotesi di omicidio colposo con cui è iscritto il fascicolo è solo funzionale a poter svolgere gli accertamenti. Possibile una denuncia per invasione dell’ateneo a carico dei due amici che erano con lui. L’altro filone è più strettamente legato all’evento al quale, secondo stime, hanno partecipato 2.500 persone. In questo senso si confrontano i dati raccolti (filmati e non solo) in altre dieci precedenti feste. Nascono tutte con un titolo diverso ma hanno un analogo svolgimento: ingresso con sottoscrizione più o meno volontaria, dibattito o incontro sul tema fondante, musica alta fino all’alba. Anche in quei casi nessuno ha mai vigilato all’ingresso, né sulla vendita di alcol e droghe. «“Sapienza Porto Aperto” non è stato un rave ma un’iniziativa artistico-culturale per vivere la città universitaria in modo diverso – si legge sulla pagina Facebook dell’evento —. Appena conosciuta la gravità dell’incidente, occorso in un luogo distante dagli eventi artistici, questi ultimi sono stati subito interrotti».
La dinamica
Il ragazzo ha avuto un’arteria recisa
da un’inferriata
che stava scavalcando
Secondo l’autopsia effettuata ieri, Ginese è morto per l’emorragia che gli ha causato la perdita di 4 litri di sangue in meno d dieci minuti e il conseguente crollo della pressione. Inutili le trasfusioni dopo i soccorsi tempestivi.