il Fatto Quotidiano, 24 giugno 2019
La crociera non è sempre un sogno. Nel 2018 sono state denunciate 82 violenze sessuali
La vostra idea di crociera si basa sulla melensa Love boat, la serie tv Usa andata in onda in Italia su Canale 5 dal 1980 al 1990? Siete fuori rotta: l’industria mondiale delle crociere ha un grosso problema di sicurezza a bordo delle navi e di tutela delle vittime dei reati. Inoltre, con l’eccezione degli Usa, è totalmente reticente su questi aspetti. L’ultimo caso che ha sollevato l’attenzione dei media internazionali è accaduto a bordo della nave da crociera “Msc Divina” nelle prime ore dell’11 aprile scorso, durante la traversata tra Palma di Maiorca e Valencia: una diciassettenne britannica ha accusato di violenza sessuale un diciottenne italiano. Il sospetto è stato detenuto a bordo ed è poi stato consegnato alla polizia spagnola.
Un portavoce di Msc Crociere ha detto che la compagnia ha segnalato il caso alle autorità di polizia della Spagna e che la società ha assistito gli inquirenti. Ma la “Msc Divina” batte bandiera panamense e per il diritto navale è soggetta solo alle leggi di Panama. Così il giudice ha dovuto dichiararsi incompetente perché i reati avvenuto fuori dal territorio iberico possono essere perseguiti dai magistrati spagnoli solo se coinvolgono vittime o sospetti residenti in Spagna. L’italiano è stato scarcerato.
Proprio la violenza sessuale è il reato più denunciato in crociera secondo gli unici dati disponibili, quelli degli Usa. La legge americana Cvssa del 2010 obbliga le compagnie a comunicare trimestralmente i reati denunciati a bordo al Dipartimento federale dei trasporti e all’Fbi, ma si applica solo alle navi che attraccano a porti Usa. Le vittime sono per quasi tre quarti turisti: nel 2018 sono state denunciate 82 violenze sessuali, 59 contro passeggeri e 23 su membri dello staff, a fronte di 76 nel 2017, 59 su passeggeri e 17 contro il personale. Un quinto di queste colpiscono minori. I reati totali nel 2018 sono stati 121, di cui tre omicidi e otto persone scomparse: si stima che dal 2000 nel mondo 300 persone siano sparite cadendo in mare e altre 50 siano svanite durante gli sbarchi a terra. Ma i reati a bordo sono sottostimati perché molti dipendenti non denunciano. Soprattutto non sono noti ai clienti: nel 2013 il Senato Usa ha dimostrato che su 959 reati commessi in crociera segnalati all’Fbi dal 2011 solo 31 erano stati resi noti al pubblico.
Il problema è che in crociera le vittime di solito non possono chiamare il 112. La responsabilità della sicurezza è assegnata al personale della compagnia: un aspetto non irrilevante, specie se l’accusato è un dipendente. Secondo l’Organizzazione internazionale delle vittime delle crociere (Icv) dovrebbe invece essere garantito alle vittime l’accesso immediato a un telefono privato per chiamare la polizia. Il personale della nave ha poi l’obbligo di conservare intatte le prove e la scena del crimine ma la Icv sostiene che la contaminazione delle scene del crimine e la conservazione delle prove subiscono spesso il conflitto d’interessi delle compagnie di crociera, che potrebbero essere chiamate in causa dalle vittime per danni o negligenza, condizionando spesso così fattibilità ed esiti delle indagini.
Quanto all’Italia e all’Europa, non esistono dati sul fenomeno dei reati a bordo delle navi da crociera. Nei report di Medcruise, l’associazione di categoria delle crociere del Mediterraneo, le parole “reati” e “sicurezza” sono del tutto assenti. Eurostat ha risposto al Fatto che “non abbiamo specifiche statistiche sui reati commessi a bordo di navi da crociera” e l’Istat ha ribadito che “per i dati nazionali non sono stati riscontrati indicatori specifici riguardanti il luogo dov’è avvenuto il reato”.
Nonostante il suo pesante impatto ambientale, il settore è in forte crescita. Secondo i dati della Cruise Lines International Association (Clia), l’associazione di categoria che raccoglie oltre 50 società che gestiscono 272 navi e oltre 15mila agenzie di viaggio che rappresentano il 95% del settore globale, nel mondo i passeggeri sono stati oltre 28,5 milioni nel 2017 (+15,4% su base annua) e nel 2018 dovrebbero aver raggiunto i 30 milioni.
Secondo la Clia le crociere nel 2017 hanno occupato 1,1 milioni di addetti (+8,6% sul 2016), pagato stipendi per 45,6 miliardi di dollari (+10,9%) e fatturato 134 miliardi di dollari, in crescita del 6,4% dai 126 del 2016. I mari più solcati sono quelli dei Caraibi, dov’è dislocato il 34,4% del tonnellaggio mondiale, il Mediterraneo (17,3%) e il resto dell’Europa (11,1%). I principali crocieristi sono i nordamericani, con 14,2 milioni di passeggeri nel 2017 (+15,4%) e gli europei con 7,2 milioni (+23,6%), dei quali 800mila italiani, due milioni di tedeschi e 1,9 milioni di inglesi. La lobby delle crociere punta adesso allo sviluppo di programmi per attirare le turiste e in particolar modo le single: di sicuro dovrebbe offrire loro anche più sicurezza.