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 2019  giugno 24 Lunedì calendario

Negli ultimi quarant’anni la partecipazione elettorale degli italiani alle europee è calata di quasi trenta punti percentuali

C’è un fantasma che da qualche tempo si aggira nelle urne: l’astensionista intermittente. Infatti, è ampiamente accertato che il declino della partecipazione elettorale in Italia a partire dagli anni Ottanta sia attribuibile, in aggiunta agli effetti dell’aumento del distacco tra cittadini e politica, al fenomeno in costante crescita dell’astensionismo intermittente. Nel corpo elettorale si è andata progressivamente superando la semplice dicotomia votante–non votante, sostituita da una tripartizione: “Elettori assidui”, “astensionisti cronici” e “astensionisti intermittenti” che, a loro volta, si suddividono in “selettivi” (elettori che si recano ai seggi solamente in occasione delle politiche) e “fluttuanti” (la decisione di voto non segue un criterio preciso).
Il tema del declino della partecipazione elettorale, trova spazio nei commenti post voto soltanto nell’immediatezza della chiusura dei seggi, quando non sono ancora disponibili i risultati e, in ogni caso, l’astensionismo è spesso derubricato a fattore fisiologico e strutturale delle democrazie contemporanee. Seguendo questa errata impostazione, è così passato subito nel dimenticatoio il dato di affluenza delle elezioni europee 2019 (56,1% in calo rispetto al 58,7% del 2014) che rappresenta il risultato più basso della storia repubblicana per una consultazione generale (politiche e europee). Nelle prime elezioni per il Parlamento europeo nel 1979 i votanti erano stati l’85,7%: in quarant’anni la partecipazione elettorale degli italiani è calata di quasi trenta punti percentuali (29,6%). Da segnalare, inoltre, che quest’anno negli altri stati europei vi è stata una inversione di tendenza molto diffusa che ha portato la media della partecipazione al voto nell’Unione Europea dal 43,1% del 2014 al 50,9% del 2019. Mentre cinque anni fa c’erano solamente tre stati con un’affluenza maggiore dell’Italia, adesso sono stati nove, tra cui la Germania passata in cinque anni dal 47,9% al 61,4% di votanti.
Quanti sono gli astensionisti indecisi? Per comprendere meglio i caratteri dell’area di voto intermittente è utile raffrontare i dati delle europee 2019 con le politiche 2018 (ricordando che gli italiani residenti all’Estero, nelle politiche, a differenza delle europee, sono elettori della Circoscrizione Estero). Secondo le analisi dell’istituto Cattaneo, in un anno la percentuale di votanti è calata di ben 16,8 punti, con punte di maggior astensionismo nelle regioni del Sud (-21,6), del Centro (-21,7) e del Nord Est (-15,4) e minori nel Nord Ovest e nella cosiddetta Zona Rossa (entrambe -15,4). In termini assoluti, rispetto alle politiche 2018 sono dunque mancate nelle urne le schede di 6,3 milioni di elettori. Per semplificare, 6,3 milioni di cittadini che lo scorso anno avevano votato e quest’anno hanno consapevolmente rinunciato a esercitare il loro diritto al voto.
Nel 2014 in confronto alle politiche 2013 il numero di votanti fu inferiore di 6,4 milioni (- 16,5%), mentre tra europee 2009 e politiche 2008 vi era stato un calo in valore assoluto di 5,3 milioni (-14%). È, dunque, possibile stimare l’area del voto intermittente tra i 6 e i 9 milioni di elettori, ovvero tra il 13 e il 19% circa del totale degli aventi diritto. Per dare un’idea della dimensione di quest’area, la Lega di Salvini, la grande vincitrice delle europee 2019, ha ottenuto 9,153 milioni di voti, il Pd zingarettiano 6,050 milioni e il M5S 4,552 milioni su di un totale di 26,663 voti validi. Come venne giustamente notato lo scorso anno, una componente assai significativa del successo del Movimento 5 Stelle nel 2018 fu rappresentata proprio dalla ri-mobilitazione di elettori precedentemente astensionisti, con particolare riferimento alle regioni meridionali e alle isole. Proprio il vistoso calo nella partecipazione in queste zone del paese nel 2019, ha contribuito ad accentuare la smobilitazione selettiva dell’elettorato pentastellato e a penalizzare fortemente il movimento capeggiato da Luigi Di Maio che in soli dodici mesi passa da 10,743 a 4,552 milioni di voti, con un calo di 6,2 milioni di voti.
Lo stesso M5S tra le europee 2014 e le politiche 2018 era cresciuto di 4,951 milioni di consensi, nel quadro di un aumento complessivo tra queste due consultazioni di 5,087 milioni di votanti. Dal canto suo, il grande vincitore, Salvini in un anno cresce di 3,452 milioni di voti, mentre il PD in valore assoluto sostanzialmente pareggia (meno 96.600 voti). Facendoci aiutare dall’analisi dei flussi dei voti elaborati da Swg, sui 6,3 milioni di elettori che hanno disertato le urne rispetto alle politiche 2018, circa 4,1 milioni aveva votato M5S e 1,250 Forza Italia. La Lega, invece, riporta ai seggi circa 900.000 astensionisti del 2018 e la lista unitaria del Pd 600.000, per un totale di circa 1,5 milioni.
Questi dati empirici delle elezioni europee 2019 confermano in pieno, con circa 7,8 milioni di “astensionisti intermittenti” tra 2018 e quest’anno, la stima elaborata sulla base della sola analisi dei voti assoluti. La partita delle prossime elezioni politiche, indipendentemente da quando si svolgeranno, si giocherà dunque su due piani. Vincerà chi riuscirà a mobilitare in misura maggiore il proprio elettorato tradizionale e saprà nel contempo attrarre il maggior numero di “astensionisti intermittenti”. Se, ad esempio, l’offerta politica della Lega dovesse limitarsi a convincere gli elettori che hanno votato il Carroccio alle europee, il partito di Salvini potrebbe fermarsi alle politiche ben al di sotto della quota del 30%, mentre quasi tutte le chance di recupero di Di Maio sono legate alla capacità di riconquistare la fiducia della maggioranza degli “astensionisti intermittenti”, che avevano largamente premiato il M5S nelle politiche 2018. Infine, la costruzione dell’alternativa alla destra a trazione salviniana passa, in larga misura, proprio dalla riconquista della fiducia di questo segmento astensionista: un “partito fantasma” che riapparendo nelle urne potrebbe sovvertire i pronostici della vigilia.