Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  giugno 24 Lunedì calendario

Adolescenti che si spogliano, si drogano e violentano. L’Euphoria di Sam Levinson

Tre nudi maschili frontali, una overdose, tre scene in cui si sniffa cocaina, lo stupro di una trans diciasettenne, alcool, pasticche, alienazione da social media. E questo solo nella prima puntata. Euphoria, la nuova serie di HBO sugli adolescenti andata in onda domenica scorsa (da noi arriva in autunno su Sky Atlantic) ha già scatenato dibattiti e polemiche, sulla falsa riga di quanto era già successo con altre serie teen quali Tredici e Sex Education. In questo caso siamo però a un passo oltre: per quanto estetizzate da una bella fotografia e da una colonna sonora ottima, certe scene sono un vero pugno allo stomaco, come quella dell’overdose della protagonista, la diciassettenne Rue. 
Ideata, scritta, diretta da Sam Levinson, Euphoria è il rifacimento di una serie israeliana andata in onda nel 2012. Nei panni del personaggio principale c’è la cantante e attrice Zendaya, che lascia l’immagine da brava ragazza cucitale addosso dal Disney Club per trasformarsi in una ragazza inquieta e molto scaltra: nel primo episodio la vediamo tornare a casa dopo essere stata in rehab e dopo aver promesso ai genitori di aver smesso con le droghe, cosa che non ha assolutamente fatto, ha solo trovato il modo di aggirare i controlli delle urine. Rue si muove all’interno di un mondo fatto di scuola, di provincia americana con le casette tutte uguali, circondata da coetanei che sono come lei o peggio, infelici, interrotti, drogati, malati di sesso imparato guardando i porno e quindi totalmente distante dalla realtà. 
L’ideatore è Sam Levinson
Se le scene di dipendenza sono così realistiche il merito va a Sam Levinson (figlio di Barry, regista premio Oscar per Rain Man) e alla sua familiarità con le droghe. «Ho trascorso la maggior parte della mia adolescenza in ospedali, rehab e case di fortuna», ha detto alla presentazione losangelina al cinema Arclight. «A 16 anni ero rassegnato all’idea che alla fine le droghe mi avrebbero ucciso e che non c’era motivo di combatterle. Avevo deciso che avrebbero preso il sopravvento, e avevo fatto pace con quello». A 19 anni decide di andare in riabilitazione per liberarsi della dipendenza da oppiacei e dalla metanfetamina. In clinica si imbatte in una citazione che gli cambia la vita: «Non siamo nient’altro che una fusione delle nostre azioni e questo è in definitiva ciò che ci definisce». «Mi ha davvero colpito – dice -, nel senso che mi sono chiesto: se dovessi morire oggi, chi sono? Sono un ladro. Sono un tossicodipendente. Sono uno che è stato orribile con quasi ogni persona che mi ha amato. Ad un certo punto è arrivata questa voce chiara come il giorno che mi ha detto: smettila di farti di droghe. Oggi sono pulito da 14 anni». 
Negli Usa il gruppo conservatore Parents Television Council ha già fatto sentire la sua voce contro la serie, considerata troppo esplicita per il pubblico a cui si rivolge. Nell’ambito del dibattito, i sostenitori di Euphoria e di prodotti simili, tra cui la critica televisiva del Washington Post, hanno fatto notare la frequente discrepanza tra età dei protagonisti e pubblico reale ovvero le serie per teen spesso hanno un pubblico molto più adulto che le guarda. Quando lo stesso gruppo conservatore si lamentò per una scena di sesso a tre in Gossip Girl, un dirigente della rete fece notare che l’età media degli spettatori del telefilm era 27. Uno studio recente del New York Time cita 37 anni come età media degli spettatori di Riverdale, serie con protagonisti dei ragazzi delle superiori. Dall’alto della saggezza dei suoi ventidue anni, la protagonista Zendaya ha dichiarato: «Accetto che la gente trovi Euphoria polarizzante. Ma piaccia o no, quello che si vede è reale. Stiamo raccontando la storia di qualcuno».