Anteprima, 24 giugno 2019
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Biografia di Silvia Sereni
Silvia Sereni (1948-2019). «Era la seconda delle tre figlie di Vittorio Sereni. Maria Teresa, detta Pigot, era la maggiore ed è morta molti anni fa, Giovanna è la grafica e disegnatrice che ha illustrato il libro di Silvia, appena uscito per Bompiani, Un mondo migliore, una raccolta di ritratti e ricordi di amici suoi e di amici del padre. È stata giornalista di periodici mondadoriani: per Epoca negli anni tra gli 80 e i 90, infine per Donna moderna. Dopo una malattia fulminante, è morta sabato a 71 anni, un’età che non dimostrava. In maggio era intervenuta all’inaugurazione dell’archivio di Sereni e del suo amico e concittadino Piero Chiara nel Palazzo Verbania di Luino, evento atteso da tempo che le ha dato grande gioia. Il libro, uscito quindi in extremis a suggellare una vita vissuta all’insegna della letteratura intesa anche come amicizia, ricostruisce atmosfere, personalità e ambienti vicini nel tempo e però lontani dallo spirito dell’oggi. Ci sono le estati passate in villeggiatura a Bocca di Magra con papà Vittorio e con mamma Luisa (Maria Luisa Bonfanti) e gli inverni a Milano, dove il poeta Sereni per oltre un ventennio, a partire dal 1958, ha lavorato da funzionario in Mondadori. Sono gli incontri, scrive Silvia Sereni, a “renderne interessante la trama” romanzesca della vita. Elio Vittorini con in testa uno scolapasta, Giovanni Raboni a San Siro per vedere l’Inter. Tra gli incontri, evocati con stile sobrio e quasi trattenuto, ci sono quelli con Fruttero e Lucentini, con il “monumento” Carlo Bo, con Gillo Dorfles, zio di Piero, il compagno di Silvia. Ci sono Elio Vittorini (con uno scolapasta in testa), Giuseppe Pontiggia (“solare, cordiale, morbido”), il poeta-gentiluomo di campagna Attilio Bertolucci, Dante Isella (con l’“azzurra fermezza di occhi di re di Francia”, di cui scrisse Vittorio) e il poeta Giovanni Raboni, che scendeva in ascensore al secondo piano (abitavano nello stesso palazzo) per raggiungere Vittorio e con lui andare a vedere l’Inter a San Siro. Tra le presenze amate, ci sono nomi dimenticati (il munifico Bartolo Cattafi), ma soprattutto intensi ritratti di grandi donne del secolo scorso (Anna Banti, Lalla Romano, Daria Menicanti...)» [Di Stefano, CdS].