la Repubblica, 24 giugno 2019
Il parroco che dorme sul sagrato a Lampedusa
Di notti all’addiaccio, sul sagrato della parrocchia di San Gerlando, ne sono già passate cinque: qualche tappetino di gomma, un po’ di cuscini e coperte termiche per tutti, quelle diventate simbolo della prima accoglienza ai migranti. «Fino a quando quelle 42 persone saranno costrette a dormire sul ponte della Sea Watch anche noi resteremo qui», dice don Carmelo, mentre con un gruppo di cittadini del Forum Lampedusa solidale si prepara a trascorrere un’altra serata sui gradini della sua chiesa. Ci sono i volontari di Mediterranean hope della Federazione chiese evangeliche ma ci sono anche pescatori, commercianti, casalinghe, operai, muratori. E non c’è sera che a loro non si unisca anche qualche turista. «In tanti sono venuti, ci hanno detto di voler partecipare ad una iniziativa di civiltà e solidarietà», dice don Carmelo a cui ieri è arrivato anche il plauso di Emma Bonino. «Dovremmo andare tutti a Lampedusa a dormire con il parroco sul sagrato della Chiesa perchè questa è una vergogna dell’Europa e dell’Italia». La domenica è stata assai partecipata in parrocchia. C’è stata la processione del Corpus Domini con il pensiero sempre a quella nave, tante volte approdata a Lampedusa, che da 12 giorni zigzaga a 15 miglia, fuori dalle acque territoriali. Don Carmelo La Magra, 38 anni, da tre parroco sull’isola, ci tiene a sottolineare che non si tratta di una manifestazione di protesta ma di solidarietà. La cui eco è arrivata fino a bordo con un video che ha ripreso una piccola folla avvolta nelle coperte termiche che innalzava i cartelli con le lettere a formare la frase: You are not alon e. «Per queste persone costrette a subire quest’altro strazio è importante sapere che non sono sole. Ce lo hanno chiesto dal ponte della nave con uno striscione e noi siamo qui», dice don Carmelo. Nell’isola che alle Europee ha regalato il 45 per cento alla Lega, don Carmelo conduce con sempre maggior decisione la sua battaglia. «Non bisogna dare peso particolare al voto delle Europee, qui la maggior parte dei cittadini non è andata a votare perchè si sente abbandonata dallo Stato. Quello Stato a cui chiediamo non solo di aprire i porti ma anche gli aeroporti per mettere questa gente in condizione di poter venire legalmente. Salvini continua a baciare il crocifisso ma non rispetta il Vangelo. Se vuole davvero combattere i trafficanti e salvare vite apra gli aeroporti». A fianco di don Carmelo i giovani volontari delle Chiese evangeliche. «Abbiamo deciso di mettere in gioco i nostri corpi per dare voce a chi in questo momento non può parlare e lo facciamo nella piazza della Chiesa che negli anni ha accolto migliaia di migranti. Siamo qui a difendere il loro diritto ad essere accolti», dice Alberto Mallardo di Mediterranean hope. Per don Carmelo e i suoi parrocchiani è la quinta notte all’aperto, per la Sea Watch è l’undicesima. E per Carola Rackete, la capitana, sono ore di grandissima tensione. Per sbloccare una situazione ormai vicina al limite dell’insostenibile potrebbe non esserci altra strada che dichiarare lo stato di emergenza a bordo ed entrare prima nelle acque italiane ( passo che consentirebbe anche alla Procura di Agrigento di valutare la situazione) e poi in porto. Ben sapendo che, con il decreto sicurezza- bis in vigore, la confisca della nave e una multa fino a 50.000 euro sarebbero praticamente inevitabili. Anche Matteo Salvini sa bene che la permanenza dei 42 migranti a bordo della nave ( tra loro c’è anche un bambino di 12 anni che viaggia solo) non può protrarsi più a lungo. Per questo il ministro dell’Interno, che non intende far entrare la nave neanche in caso di redistribuzione dei migranti in altri Paesi) ha scritto al suo omologo olandese invitandolo ad assumere iniziative urgenti: «In caso di peggioramento della situazione a bordo la responsabilità è esclusivamente dell’Olanda e del comandante». La veglia Don Carmelo La Magra (primo da sinistra), 38 anni, sul sagrato della chiesa dove dorme per protesta da cinque notti