Corriere della Sera, 24 giugno 2019
Caterina Balivo, l’omofoba
«Q uando ti invitano a una festa e la festa ti piace sei sempre molto contenta di partecipare. Se poi capisci che una buona fetta di invitati non gradisce la tua presenza, allora è bene non andarci». Caterina Balivo sintetizza così una vicenda che l’ha profondamente amareggiata: invitata ad essere la madrina del Milano Pride (il 29 giugno), ha deciso di fare retromarcia e ritirare la sua disponibilità dopo aver letto i molti commenti che non condividevano questa scelta. Il perché è da ricercare in alcune frasi della conduttrice ritenute offensive da una parte della comunità Lgbt. Tra tutte, il commento su Ricky Martin estrapolato da alcune sue storie Instagram, durante una serata tra amici: mentre lo guardava in tv, gli diceva «sei bono pure se sei fr...».
Avrebbe mai immaginato una polemica simile?
«Sinceramente sono molto colpita e mi interrogo un po’ sul genere umano. Valgono più testimonianze, fatti concreti, messaggi, video fatti nei miei programmi, davanti a milioni di persone, o espressioni decontestualizzate, una frase infelice?».
Solo di questo si tratta: frasi infelici?
«Certo, questa su Ricky Martin se decontestualizzata è orribile. Ma era un video di una serata tra amici, si scherzava, così come i miei amici omosessuali scherzano quando dicono a mio marito: perché vai con le donne? Mi chiedo se conta più la facciata o la sostanza. Ma poi: il Pride serve a unire e superare le barriere. Quale è la mission? Essere inclusivi o no? È stata esclusa una persona che da anni dice che l’amore è il protagonista e non il genere».
Quanto ci è rimasta male?
«Molto. Il primo matrimonio a cui è stato mio figlio, a cinque anni e mezzo, è stato un matrimonio gay e l’unica cosa che mi ha chiesto era perché non c’erano i confetti. Le mie amiche mi dicono: ma un amico etero da presentarci tu no eh? Hai solo amici gay».
Attenzione alla frase «ho tanti amici gay»...
«Magari anche questa non va bene, non so che dire. Avevo accettato l’invito degli organizzatori, volevo metterci la faccia. Loro sono stati carini, mi avevano detto di non preoccuparmi delle critiche ma dopo esserci confrontati ho deciso: se molti non mi vogliono, non vado. So quale è il mio percorso e il mio pensiero: non ci sto a essere additata, non ho mai discriminato nessuno. Una parte della comunità ha discriminato me».
C’è stato chi l’ha sostenuta?
«Tantissimi. In molti mi hanno scritto in privato dicendomi che pubblicamente era difficile esporsi. E qui mi chiedo anche perché si finisce sempre col dare credito a chi scrive male sul web. Non posso permetterlo. Vorrei almeno dialogare con loro guardandoli in faccia. E lo farò. Io che ho raccontato in tv, nelle mie trasmissioni, molto spesso storie, amori omosessuali».
Lo fa per un motivo?
«Una promessa. Nel 2008 ho conosciuto una mia fan molto giovane che si era innamorata di me. Lei, ragazza di una famiglia borghese, tremava mentre mi spiegava la sua difficoltà nel parlare della sua identità sessuale con i suoi e lì ho capito che quella che per me era normalità per altri poteva non esserlo. Prima liquidavo gli omofobi come dei cretini, lì ho realizzato che c’era anche altro. E allora mi sono detta: ho una faccia popolare e parlo alle famiglie, perché non iniziare a dire che l’unica cosa che conta è l’amore? Se potevo far venire almeno qualche dubbio, perché no? Lo avrei voluto fare anche al Pride, ma se devo essere un elemento di disturbo, no».
E resistere alle critiche?
«Mi sono dovuta ritirare con grande dispiacere perché non posso rovinare una festa. Il pregiudizio e la discriminazione sono sempre sbagliati: il Pride dovrebbe abbattere le barriere, ma alcuni ne hanno alzata una attorno a me».
L’hanno definita omofoba.
«Grave offesa. Penso agli articoli sul web, a quella parola vicina al mio nome: ma i miei figli, se dovessero essere gay, leggeranno che la madre ha fatto dichiarazioni omofobe? Assurdo. Inviterò chi mi ha criticata e mi confronterò: questa cosa non finisce così».