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 2019  giugno 23 Domenica calendario

Carige, Apollo adesso è fuori il salvataggio solo da banche e soci

A sei mesi dal commissariamento la vicenda Carige è un punto di svolta. Il Fondo Interbancario è pronto a diventare l’azionista di riferimento della banca genovese, affiancato dagli attuali soci, con uno schema industriale che escluderebbe qualsiasi intervento di natura finanziaria. Domani tornerà a riunirsi il Fondo e questa volta dovrebbe arrivare il verdetto definitivo con il “no” alla proposta del fondo americano Apollo, ritenuta economicamente troppo esigua, e il via libera a un salvataggio di fatto firmato dal sistema creditizio italiano e sostenuto dagli attuali primi azionisti, la Malacalza Investimenti, e dagli altri soci, Gabriele Volpi, Raffaele Mincione, Aldo Spinelli, fino allaplatea dei piccoli azionisti.
I passaggi non sono pochi e andranno affrontati con cautela, uno per volta, ma il sigillo del Fondo sull’operazione Carige potrebbe davvero rappresentare la soluzione da sottoporre a Bce e Bankitalia per l’assenso finale. È ormai evidente, infatti, come la soluzione Apollo sia sempre più in difficoltà, per gli scarsi capitali messi dal fondo Usa che ha sollevato crescenti contrarietà dei quotisti del Fondo, ma anche dai soci genovesi che con quella soluzione avrebbero diluito completamente i loro investimenti. È in questo contesto che è maturato il piano B, che prevede appunto la conversione del bond da parte del Fondo volontario(lo schema obbligatorio per ora non verrebbe usato, in attesa dell’esito dell’appello sul caso Tercas): 312 milioni sui 318 sottoscritti. Gli altri dovrebbero arrivare dagli attuali soci, grandi e piccoli, e dall’impegno dello stesso Fondo a nuovi interventi. A giorni tutto verrà presentato alla Bce, dopo aver definito anche un nuovo schema di governance in grado di dare segni di discontinuità con il passato.
Si comincia quindi domani, con il pronunciamento del Fondo Interbancario chiamato a convertire il suo bond in capitale. Caduta la trattativa con BlackRock, lontana quella con Apollo, è di nuovo il fondo messo in piedi dalle altre banche l’ago della bilancia del futuro di Carige, così come la strada da percorrere per il salvataggio passa nuovamente dall’aumento di capitale. Il valore dell’aumento resta quello fissato dal piano industriale di fine febbraio, 630 milioni.
Il Fondo può convertire fino a 312 dei 318 milioni del bond e in quel caso avrebbe una quota di capitale del 49%. Per completare l’operazione è però fondamentale incassare l’assenso degli attuali soci, che in assemblea dovranno dare il via libera all’operazione.
Una soluzione di tipo industriale come l’intervento del Fondo Interbancario, sembra in linea con quanto nei giorni scorsi prefigurato da Vittorio Malacalza, presidente della Malacalza Investimenti, titolare del 27,7%, che aveva invece lanciato segnali di chiusura verso scelte finanziarie. Ma sarebbe necessario acquisire anche il “sì” degli altri principali azionisti, Gabriele Volpi, Raffaele Mincione, Aldo Spinelli. Un assenso allargato porterebbe inevitabilmente a un effetto benefico sui piccoli azionisti.
Il diniego ad Apollo, titolare delle compagnie assicurative Carige (oggi Amissima) non avrebbe ripercussioni su una vicenda parallela, che al momento oppone proprio il fondo americano alla banca e riguarda il contenzioso sulla cessione delle assicurazioni. Anzi, l’impressione è che su questo fronte i commissari siano vicini a un accordo transattivo. Resta da capire se la mossa del Fondoo sia funzionale a prendere tempo, in attesa che qualche banca possa farsi avanti per l’aggregazione. Il percorso è comunque utile a evitare la nazionalizzazione, peraltro già prevista come estrema ipotesi dal decreto di inizio anno.