Libero, 23 giugno 2019
Nonna Caterina
La mia nonna Caterina era bassina. Inoltre, aveva il naso adunco, ossia “a uncino”;mala primaa scherzarci sopra era propriolei. NonnaCaterina partì per gli USA da giovinetta, perché ad attenderla in Pennsylvania c’era il promesso sposo Serafino, ed è superfluo dire che quel matrimonio si fece, nessun don Abbondio s’intromise, e nacquero quattro figli di cui un maschio, mio padre, che visse lì l’infanzia.NonnaCaterinafecela cuoca e la lavandaia per gli immigrati che lavoravano nelle miniere, ove purtroppo si respiravano polveri nocive che fecero ammalare gravemente mio nonno Serafino, e tutta la famiglia fu costretta a rientrare in Italia ovemia nonna rimase prestissimo vedova e dovette far crescere da sola i figli, fra i quali mio padre di undici anni che era il più grande. Appresi queste cose da nonna Caterina, che non visse tanto nemmeno lei, forse anche per gli stenti e le privazioni di quei tempi della vita in campagna. Ricordo che nelle sere d’inverno, prima di andare aletto, nonna Caterina metteva in apposito contenitore la brace prelevata dal focolare per scaldare un po’ la sua camera e le fredde lenzuola. Però le finestre non chiudevano bene, si sentiva fischiare il vento, ei vetri erano così sottili che talvolta si rompevano e non venivano sostituiti subito. Ricordo con commozioneemeraviglial’interesse dimia nonna Caterina per la poesia: tale nonna, tale nipote, almeno nel mio caso e in chissà quantialtri. Eppurelei era analfabeta, ma ecco quel che successe. Quando mio padre acquistò, nei primi anni ’60, il giradischi, io acquistai con i miei scarsi risparmi di adolescente qualche disco in vinile. Allora imperversavano i Beatles, ma diedi la precedenza a un 33 giri con poesie di Giacomo Leopardi recitate da Vittorio Gassman. Ebbene, mia nonna mi chiese chissà quante volte di farle riascoltare “A Silvia”, e l’accontentai semprevolentieri, pur voltando talvolta quel disco perché dall’altra parte c’era il “Cantico del gallo silvestre”. Anzi, c’è, perché conservo quegli affetti, oggetti e ricordi; e d’estate all’apertoin quei luoghi riascolto con gli strumenti di allora. E allora e sempre, dal mio cuore, dolci sentimenti per la nonna che amava ascoltare “A Silvia”.