Robinson, 22 giugno 2019
Cent’anni dopo il Bauhaus torna in scena a Spoleto
Pittura, scultura, architettura, musica, danza, geometria. Tutte insieme sul palco. Così il Bauhaus mise in scena la sintesi delle arti. E così Oskar Schlemmer ( 1888- 1943), artista, coreografo, designer, inventò una forma di spettacolo in grado di mescolare discipline diverse. Il famoso concetto di opera d’arte totale. In occasione dei cento anni dalla nascita della celebre scuola di progettazione e arte applicata fondata a Weimar nell’aprile del 1919 sotto la guida del grande Walter Gropius, il Festival dei 2Mondi di Spoleto, al via il 28 giugno, sigla un gemellaggio con l’Akademie der Kunste di Berlino e ospita, nella lunga infilata delle iniziative, la riedizione originale, filologica, dei più noti esperimenti interdisciplinari varati nelle aule di quel leggendario laboratorio della modernità. Il programma, curato da Franco Laera, mette in agenda il 12 e il 13 luglio al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti (biglietti da 18 a 60 euro) una produzione del Balletto Triadico di Schlemmer, studiato oggi da Ivan Liška, direttore del Bayerisches Junior Ballet München, fedelissimo alla versione autentica che esordì nel settembre 1922 al Landestheater di Stoccarda. Aboliti tutù, tiare e veli, il coreografo tedesco aveva sognato forme nuove per una nuova idea di teatro astratto.
Il suo potere visionario generò una danza delle geometrie, un carillon di volumi colorati, una macchina meravigliosa fatta di costumi ampi e squadrati, a metà fra giocattolo e robot, con solidi di cartone – sfere cubi e piramidi aguzze – al posto delle classiche, superate tuniche di chiffon. Suoni, luci, artifici scenografici e meccanici dovevano acuire una giostra di architetture mobili sulle musiche del compositore d’avanguardia Hans- Joachim Hespos, che non mancheranno nella riedizione odierna. «Sarà un evento unico – spiega Laera – perché rivedremo per la prima volta sullo stesso palco, nella stessa sera, il Balletto Triadico e un altro spettacolo di arte totale, Quadri di un’esposizione, che Vasilij Kandinskij realizzò al Bauhaus nel 1928 ispirato dalle note di Modest Musorgskij». Ecco allora tornare in scena i quadri animati del pittore russo, in un progetto ricostruito da Horst Birr e Stefano Laudato con Holger Groschopp al pianoforte. Punti, linee e superfici – tutto il lessico del padre nobile dell’arte astratta – sfugge alla bidimensionalità della tela per diventare forma dinamica, composizione libera nello spazio, in un ritmo serrato di suoni e colori. Una pittura viva che, a Spoleto, diserta gli effetti speciali della tecnologia per rispettare il gioco di corde, carrucole e lampade a incandescenza messe in azione dietro le quinte negli anni Venti. Le movenze di due danzatrici con costumi memori delle invenzioni di Schlemmer si alternano a figure che sembrano uscite dalla matita di Malevi?. Come Kandinskij si avvalse all’epoca della collaborazione degli studenti del Bauhaus, oggi tocca agli allievi dei corsi di scenografia di Brera e agli attori di Anà- thema Teatro, con la collaborazione del Teatro Nuovo Giovanni da Udine, mettere in opera l’intuizione del genio dell’astrattismo:” ascoltare la forma”. Chiude questo doppio omaggio al Bauhaus una tavola rotonda ( 13 luglio, ore 11, Teatro Caio Melisso) intitolata “La rivoluzione delle arti”. Ne parlano il regista Horst Birr, il critico Achille Bonito Oliva, il musicologo Roberto Favaro, Nele Hertling dell’accademia di Berlino, lo stesso Ivan Liška, oltre allo storico dell’arte Vincenzo Trione e Laura Valente del Madre di Napoli. Il tema è l’unità armonica delle forme espressive che, partita da Weimar, ha sdoganato l’idea dei linguaggi a confronto; la grande bellezza dell’interdisciplinarità.12 luglio