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 2019  giugno 22 Sabato calendario

Israele, polemiche su due hotel storici in mano ai nazionalisti

La Corte suprema israeliana ha messo la parola fine alla diatriba che da quattordici anni opponeva l’associazione nazionalista Ateret Cohanim al Patriarcato ortodosso greco. La Corte ha infatti giudicato conforme l’acquisto da parte dell’associazione di tre immobili della Città Vecchia di Gerusalemme, tra cui due hotel: il New Imperial e il Petra.Secondo il Patriarcato ortodosso greco, ex proprietario degli edifici nei pressi della porta di Giaffa (la principale via di accesso alla Città Vecchia), nonché principale proprietario immobiliare di Gerusalemme, le transazioni erano state viziate da irregolarità e malversazioni finanziarie.
I due hotel, passati di mano per una somma irrisoria (1,2 milioni di dollari: praticamente il prezzo di un appartamento), sono due storiche istituzioni cristiane. L’edificio che ospita il New Imperial era stato costruito per ricevere l’imperatore Guglielmo II. All’inizio del XX secolo accoglieva i viaggiatori più esigenti. Ora il direttore dell’hotel e gli abitanti del quartiere sono preoccupati. «La porta di Giaffa è il punto di passaggio principale dei cristiani di tutte le confessioni, ora diventerà di pertinenza degli ebrei», spiega a Le Figaro Gabi Hani, proprietario di un ristorante, secondo cui la strategia di Ateret Cohanim è quella di appropriarsi, un immobile alla volta, della Città Vecchia a vantaggio di ebrei e coloni e a discapito dei cristiani. Un allarme condiviso dai dirigenti di tutte le Chiese di Terrasanta, secondo cui il controllo dei luoghi da parte dei coloni farà perdere ai cristiani l’accesso diretto alla Chiesa del Santo Sepolcro.
L’associazione nazionalista Ateret Cohanim effettua con la massima discrezione e attraverso conti all’estero e società offshore gli acquisti di case palestinesi a Gerusalemme Est a vantaggio di ebrei israeliani, un’attività perfettamente legale dal punto di vista del diritto israeliano. In compenso, la vendita di un bene palestinese a un israeliano è considerata un crimine dall’Autorità palestinese e dal Gran muftì di Gerusalemme.