ItaliaOggi, 22 giugno 2019
Periscopio
Molte indiscrezioni sono annusate con le orecchie. Dino Basili. Uffa News.Berlusconi non agitava il rosario, si limitava a richiamare, sornionamente, le sue zie suore. Giuliano Ferrara. Il Foglio.
Salvini e Di Maio hanno firmato un contratto che li vincola al rispetto del codicilli e dei toninelli. Massimo Gramellini. Corsera.
Questo è il primo governo con ministri che vogliono andarsene a casa. Matteo Salvini, vicepremier. Agenzie.
Camminava naso all’aria, fianchi flessuosi e passo lungo da indossatrice, appositamente studiato per provocare invidia e risentimento massimo. Tom Wolfe, Il falò delle vanità. Mondadori, 1988.
Io mi concentro meglio se sto da solo in un luogo affollato, l’ho detto ai giovani di Livorno che mi festeggiavano con la manifestazione «Una birra con Bersani» che se non avessi fatto politica, sarei voluto essere un cantante di piano bar: solo, ma con tanta gente intorno. Pier Luigi Bersani, presidente di Articolo 1 (Vittorio Zincone). 7.
La Bohème della Scala con la Regia di Zeffirelli rese palese tutto quanto, nella sua reticenza, Puccini nasconde nel suo capolavoro. L’Otello mostra il divario fra una meravigliosa tragedia di Shakespeare e un’opera ove il vecchio Verdi riesce a indagare lo stesso mistero del Male, inventando il personaggio di Jago che il Bardo intuisce senza sviluppare. Le due Aide, trionfo mondiale, piene della perversione psicologica che Verdi ha saputo inventare nell’eros inteso solo quale sacrificio, ove il personaggio di Amneris, per la quale l’eros coincide con la volontà di potenza, torreggia. E dove, come pochi altri registi, riesce a render plausibile senza farla stucchevole la ricerca archeologica di Verdi, tradotta in musica come in psicologia. Non parliamo del suo Shakespeare al cinema. La bisbetica domata, Romeo e Giulietta. Era falso, era cattivo (e anche molto buono), era intelligente: anche se faceva il «cretino». Tutte le parti negative scompaiono con la sua vita. Resta il genio. Paolo Isotta. Fatto quotidiano.
La responsabilità di dove vogliamo far crescere il paese non è solo della politica, ma anche la nostra: dobbiamo essere capaci di capire dove vogliamo andare e tenere la strada. Paolo Barilla, vicepresidente della società omonima (Giuliana Ferraino). Corsera.
Formigoni, che comunque è stato eletto e rieletto, con l’arresto e la gogna mediatica è diventato solo lo specchio della frustrazione della gente, i suoi meriti sono spariti, dimenticati. Quando parte la slavina, non fa feriti, travolge tutto e tutti. Senza lucidità. Resta nudo, senza meriti, anche se i meriti ci sono stati. Paolo Crepet, psichiatra (Maria Sorbi). Il Giornale.
Lo sdoppiamento del comunista «critico e ribelle» che «in pochi giorni» diventa «torturatore compulsivo» si manifesta dopo la presa del potere ma è ben presente nella struttura scissa della coscienza del comunista sin dall’inizio. È il suo destino. È il suo meccanismo fondamentale. Massimo De Angelis, Post. Guerini e associati, 2003.
Mi immagino San Pietro come ce lo tramanda l’iconografia. Abituato alle fatiche della pesca, tanto vigoroso da poter arrivare a piedi, seppure già anziano, da Brindisi a Roma. Ma anche così debole da rinnegare tre volte Gesù. Per questo la Chiesa fu fondata su Pietro. Era un uomo normale, con tutte le nostre fragilità, però capace di pentirsi del tradimento, di piangere amaramente e di scegliere la via del martirio. Pietro Zander, archeologo vaticano (Stefano Lorenzetto, scrittore). Corsera.
La figura del cronista è universalmente esaltata, il suo lavoro magnificato, il suo apporto definito decisivo, insostituibile, di enorme rilevanza. Chissà perché non viene pagato, poi, in proporzione. Mino Monicelli, Il giornalista. Vallecchi, 1964.
Il rapporto liturgico con il pubblico somigliava sempre più a uno stanco rituale. Avevo l’impressione che fossimo diventati solo un pretesto per la gente che veniva ad ascoltarci. Oltretutto, il genere di musica che suonavamo, il Progressive, stava esaurendosi. Il guaio è che non ce ne accorgevamo. Almeno fino al momento in cui decisi di uscire dal gruppo. Era il 1976. Mauro Pagani, musicista (Antonio Gnoli). la Repubblica.
La protagonista di Donna di picche di Puskin, la contessa Anna Fedotovna, chiede a sua nipote di portarle dei romanzi, solo non di quelli moderni, cioè dei romanzi dove i figli non uccidano i padri e dove non ci siano morti annegati. Paolo Nori, La grande Russia portatile. Salani editore, 2018.
Mi chiedo se sia giusto chiamare arabo-normanni capolavori come la Zisa, San Giovanni degli Eremiti, la Cuba e, in genere, le cose più belle che si sono conservate a Palermo. A quanto ne so, i normanni e gli avevi ci hanno messo solo l’intelligenza cn sui hanno saputo ammirare e commissionare quel che sapevano fare gli artigiani arabi. Saverio Vertone, Viaggi in Italia. Rizzoli, 1988.
Ci sono uomini che sanno bene il modo di guardarsi dal codice. Ecco Nicomede che, in odio alla moglie, batte il figliolo senza ragione, si burla di lui quando lo vede ammalato, lo ingiuria se gli chiede da mangiare; gli ruba il pane dalla tavola per darlo al cane. Fuori di casa è gentile e sorridente. Mario La Cava, Caratteri. Einaudi, 1953.
Come altre sue colleghe in tv, faceva la giornalista ma aveva una natura di donna di spettacolo, e s’emozionava più per un cantante che per un massacro in Kenia. La vidi ammattire di collera perché in una profumeria la commessa aveva detto: «La conosco, lei è l’annunciatrice del telegiornale!». Domenico Campana, Pietà per le belle. Mondadori, 2001.
È l’attimo in cui il cielo dal buio diviene celeste e la luce del sole lo fora. Albeggia. L’aria molto fresca e ancora notturna dilata lunghe ombre in cui la luce genera colori aranciati e rosa intensi. I mattoni delle antiche case ardenti circondano i due che si avvicinano per mano a una fontanella. Geminello Alpi, Ai padri perdòno. Mondadori, 2003.
François Mauriac mi dice: «Intendiamoci, io non condanno la Destra in blocco! Destra significa tante cose, diverse, c’è una massa di principi rispettabili e necessari, io ammiro Joseph de Maistre, quella è saggezza. E poi è giusto che si difenda la concezione della nazionalità. Ma costoro non hanno principi, hanno solo interessi! Avrete dei guai in Italia, ma non è possibile che la vostra destra economica sia spaventosa e senza scrupoli come da noi». Alberto Arbasino, Parigi o cara. Adelphi, 1995.
Di fronti agli orrori palermitani questa doppia impossibilità: di parlare e di tacere. Gesualdo Bufalino, Bluff di parole. Bompiani, 1994.
Terribile è la morte dei singoli, non delle masse. Roberto Gervaso. Il Messaggero.