Corriere della Sera, 22 giugno 2019
Sicilia, turisti come polli da spennare
Caro Aldo, a proposito del suo commento sul turismo, credo che se si considera il turista un pollo da spennare il turismo non avrà mai successo. Racconto tre episodi, succedutisi in due giorni a Palermo. Ho svolto il servizio militare quale allievo ufficiale a Sabaudia e tutti gli anni, assieme ai compagni del corso, effettuiamo un raduno nazionale con le mogli. Tempo fa, organizzato da amici del luogo, l’incontro si è svolto a Palermo. Per il pranzo del sabato, gli organizzatori avevano pattuito 30 euro a persona. Al momento di pagare, si dovettero sborsare altri 35 euro, perché in quel locale, oltre il numero di 40 persone, si applica un sovrapprezzo di 5 euro... La sera, la cena si svolse nell’albergo che ci ospitava. Ci fu una discussione sul numero di presenti (42 o 44) e si decise per 43. Il pranzo della domenica fu in una tonnara. Al termine ci fu richiesto di pagare per 4 persone in più perché si doveva pagare il pranzo anche al complessino che ci aveva intrattenuto. Altro motivo di discussione: erano 3! Aggiungo che l’anno successivo organizzammo un incontro sulle Dolomiti fra amici in vacanza. Dopo il pranzo, mentre stavamo uscendo, la titolare ci rincorse e ci restituì il costo del pranzo di una persona, offerta quale gratuità per un gruppo di oltre 20 persone. Simili comportamenti pesano ancor più della carenza di infrastrutture.
Fausto Falaschi, Montorfano (Co)