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 2019  giugno 22 Sabato calendario

Razzismo nel sud del Texas

Una donna cammina tra le tombe del cimitero di Lark, un paesino del Texas orientale che si può attraversare nel tempo di uno starnuto. «Nei solchi consunti tra le lapidi disposte a caso e inclinate in modo innaturale come i denti di un poveraccio», depone sotto a un nome un’offerta di cibo che rimanda a tradizioni remote, ma ancora striscianti. Con Texas blues dell’americana Attica Locke, la morte è arrivata a Lark, poco più di un gruppo di case e bettole. La superstrada US Highway 59 lo divide in due, striscia d’asfalto che non smette mai di portare via persone, e quelle che conduce sono solo di passaggio. Tra boschi di pini, cipressi calvi e querce spagnole, dal fiume San Jacinto si dirama una rete di corsi d’acqua che ristagna nelle paludi umide e selvagge – i bayou. La contea di Shelby è un Texas verdeggiante inatteso, anche se la terra rosso ruggine è quella dell’immaginario comune. Un mondo di Stetson calati sulla fronte, dove l’ambra non è solo un riflesso del tramonto, ma soprattutto il colore del bourbon, e la superstizione è ancora padrona – a Lark nessun bar resta aperto oltre le due di notte, con l’avvicinarsi dell’ora del diavolo. Un mondo, soprattutto, dove i bianchi ancora non si mescolano ai colored, nemmeno sotto terra.
Il diavolo sembra davvero arrivato in paese lungo la US-59, quando due corpi – uno straniero di colore e una ragazza bianca del posto – affiorano dalle acque torbide del bayou Attoyac. Il meccanismo delle indagini si mette in moto, ma ha il passo inceppato di un ingranaggio che stenta – o non deve – decollare: prove compromesse, ricerche unidirezionali, poliziotti che sembrano i guardiani di un ordine dai risvolti inquietanti e razzisti. Il silenzio della paura cala sulla cittadina e i neri attendono l’inizio della trafila dei sospetti, degli interrogatori, delle sottili vessazioni, con una sola certezza: alla fine, a pagare sarà uno di loro.
Sospeso dal servizio in seguito a un intervento troppo «personale» – un caso di aggressione per motivi razziali subita da un amico, afroamericano come lui –, il Texas ranger Darren Matthews arriva a Lark con un incarico ufficioso e l’intenzione di fermarsi una sola notte. Il tanfo di morte del bayou e dell’intolleranza che aleggia sopra al caso lo costringerà a restare, in un momento complicato della propria vita: Darren «aveva agganciato il suo carro a uno stallone selvaggio, credendo di poterlo controllare, ma gli aveva strappato le redini e ora lo stava trascinando in una corsa a rotta di collo. Voleva bere».
Attraverso lo sguardo di Darren, Locke offre uno spaccato sconvolgente di un mondo rurale e aggressivo che tuttora sopravvive – Shepherd, una delle vere roccaforti del Ku Klux Klan, è citata nel romanzo e si trova nella contea –, descrivendo una terra in cui la paura dei raid notturni a caccia di colored è ancora un brivido sulla pelle scura e dove un locale di fronte al tribunale può chiamarsi Kay’s Kountry Kitchen – KKK, «una flagrante microaggressione in stile texano». È un microcosmo sul quale svettano ancora le bandiere sudiste, dove anche i termini hanno un peso specifico allarmante. Al riguardo, la traduttrice Alessandra Padoan ci racconta in una nota di quando il presidente Obama, nel 2008, fu appellato con il termine boy da un membro repubblicano del Congresso: un retaggio di quando i neri erano il personale di servizio (il ragazzo dell’ascensore, il ragazzo delle valigie…), ma soprattutto un riferimento all’epoca delle leggi Jim Crow, quando i bianchi si rivolgevano ai neri chiamandoli boy, e i neri dovevano rispondere con sir.
Texas Blues è una storia di uomini che sbranano altri uomini e di personaggi a volte stregoneschi, spesso dolenti, come dolente è il blues dei neri, che scorre nelle vene sotterranee di questa terra molto più del two-step ballato dai bianchi. Dolente è anche Darren, un personaggio che prova attrazione per la resa, ma che non depone le armi per un profondo senso di responsabilità nei confronti degli avi e della stella d’argento simbolo dei Ranger. Sente, a ogni passo dell’indagine, di stare scendendo in un mondo che si sviluppa molto più nel buio dei recessi che in superficie. «Il viaggio a Lark avrebbe richiesto un tributo, questo lo sapeva sin dall’inizio. Solo, non sapeva quale».