La Stampa, 21 giugno 2019
Nissan e Renault hanno fatto pace. Fca sta a guardare
Alla fine i giapponesi hanno ceduto: Nissan ha accettato che i due leader di Renault, il presidente Jean-Dominique Senard e l’amministratore delegato Thierry Bolloré, entrino a far parte dei nuovi comitati previsti nella nuova governance della casa nipponica. Insomma, si cammina sul sentiero di un consolidamento dell’alleanza Renault-Nissan e si placano le acque. Indirettamente la novità potrebbe favorire la ripresa del negoziato del gruppo francese con Fca, dopo che una possibile fusione era stata bloccata dal Cda di Renault, nella notte del 5 giugno, dietro le richieste del governo francese.
I tre comitati previsti riguardano il controllo dei conti, la nomina dei consiglieri e le retribuzioni dei dirigenti. È una vasta riforma della governance che deve archiviare definitivamente la deriva assolutistica di Carlos Ghosn, già padre-padrone dei due gruppi, in carcere a Tokyo dallo scorso novembre. La nuova organizzazione deve essere approvata all’assemblea generale di Nissan martedì prossimo. Ma i giapponesi prevedevano di inserire nell’organico solo Senard e non Bolloré, che era stato il numero due di Ghosn (e ha continuato a difenderlo a lungo anche dopo l’arresto).
Il presidente di Renault, che nel famoso Cda si era visto rigettare il matrimonio con Fiat-Chrysler (è stato il ministro dell’Economia Bruno Le Maire a porre il veto, mettendo in chiaro che si dovesse consolidare prima l’alleanza con Nissan), aveva protestato contro i piani di Tokyo. Chiedeva un rappresentante di Parigi in ognuno dei tre comitati. I giapponesi, proponendo a Senard di entrare in quello delle nomine e a Bolloré nella struttura responsabile dell’auditing, hanno messo a punto un compromesso, che come indicato ieri da Renault, «conferma lo spirito di dialogo e di rispetto reciproco che esiste nell’alleanza». La casa francese controlla il 43,4% di Nissan. E la nuova governance deve essere approvata dai due terzi dell’assemblea: il compromesso era necessario. Intanto, nessuna reazione ufficiale sulle trattative con Fca, che in realtà non sono mai state del tutto interrotte. Ora saranno più facili. Ma, per aderire a un matrimonio a tre, forse i giapponesi ritorneranno alla carica con le solite recriminazioni: un taglio alla quota dello Stato francese (il 15%) nel capitale di Renault e a quella di Renault in Nissan. Non solo: ci sarebbe un’altra novità in vista.
La radio Bfm Business ha indicato che Senard starebbe pensando di far fuori Bolloré, rigettato dai giapponesi, per risolvere una volta per tutte i problemi con Tokyo. «Questo permetterebbe anche di giustificare le dimissioni di Hiroto Saikawa, il Ceo di Nissan, senza che i giapponesi ci perdano la faccia», indicano fonti vicine a Renault. La «tatemae», la «faccia esterna», si sa, è fondamentale nella società nipponica. Saikawa è sempre più un problema, perché (pure lui) è stato per anni il numero due di Ghosn, almeno alla Nissan. Dopo che il suo ex capo è stato fatto fuori, è diventato una sorta di «signor no», che boccia ogni proposta che venga dagli alleati francesi. Pure da manager è deludente, visto che Nissan, un tempo la gallina dalle uova d’oro di Renault, si avvia verso un magro margine operativo del 2% a fine anno. Anche destituire lui e al tempo stesso Bolloré potrebbe essere un buon compromesso. Ne dovrebbero parlare, in occasione del G20 a Osaka, il 28 e 29 giugno, Emmanuel Macron e il premier giapponese Shinzo Abe. Il Presidente francese appare come il grande assente in questa fase turbolenta per Renault. Non si capisce se, anche per il negoziato con Fiat-Chrysler, Macron sia intervenuto a distanza o abbia lasciato fare (male, secondo tanti) Le Maire. Ecco, ora è il momento di mettere le mani in pasta.