Corriere della Sera, 21 giugno 2019
I revisionismo miope di Trump
Donald Trump, l’Amministrazione americana, i repubblicani e anche gran parte dei democratici accusano la Cina di essere un potere «revisionista». Di volere sostituire l’ordine internazionale fondato sull’egemonia di Washington con un nuovo equilibrio che veda al centro Pechino. C’è del vero, ma è normale che un gigante economico, demografico e politico come la Cina voglia un posto nella scena globale, a meno che non intenda costruire al posto della Pax Americana una Pax Sinica, il che per le democrazie non sarebbe accettabile. La cosa curiosa, però, è che quando si viene all’economia, al commercio e anche alle relazioni tra Paesi, la potenza revisionista è spesso l’America di Trump, cioè la potenza che nell’attuale ordine è egemone. Ciò è comprensibile quando Washington vuole cambiare le regole inadeguate della Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio. Ma spesso è pericoloso per la credibilità degli Stati Uniti stessi. L’attacco di Trump a Mario Draghi di martedì scorso, nel quale il presidente americano ha accusato il banchiere centrale di giocare sporco cercando di indebolire l’euro a scopo competitivo, è un segno di questo interventismo nei fatti economici per intimidire. Ma non è il maggiore. La guerra commerciale con la Cina di Xi Jinping potrebbe avere ragioni strategiche... se una strategia e un approdo finale fossero intuibili: per ora è soprattutto un danno. L’uso delle sanzioni economiche per ottenere vantaggi politici contro l’Iran, e costringere l’Europa a rompere i rapporti con Teheran, è un uso pericoloso della potenza del dollaro che può provocare reazioni contro lo stesso biglietto verde, oggi egemone ma non per volontà divina. La minaccia di sanzioni contro il Messico per fermare gli immigrati avrà conseguenze politiche con il vicino del Sud. E così via. Per ora, lo slancio revisionista di Trump ha destabilizzato situazioni bloccate: in Corea del Nord, in Iran, nel rapporto con la Cina. Ma dopo la rottura deve venire il nuovo equilibrio: che non è all’orizzonte. Per ora, è un revisionismo miope.